Caso dossier: Travaglio smonta le accuse di spionaggio e complotto
Marco Travaglio ha respinto categoricamente le accuse di spionaggio e complotto legate all’inchiesta di Perugia, sottolineando che non vi è stata alcuna attività illegale o tentativo di ricatto. Secondo il giornalista, il dossieraggio implica il mantenimento di segreti per fini ricattatori, ma in questo caso non è emerso nulla del genere. Travaglio ha chiarito che le informazioni ottenute dagli accessi alle banche dati sono state utilizzate per inchieste giornalistiche, non per fini illeciti.
In un’intervista a Otto e Mezzo su La7, Travaglio ha analizzato i fatti riguardanti le centinaia di accessi alle banche dati che coinvolgono politici e personaggi pubblici. Secondo le carte della Procura di Perugia, vi sono ipotesi di reato legate agli accessi alla banca dati Sos su commissione di tre giornalisti di un quotidiano nazionale. Tuttavia, il giornalista ha precisato che tali informazioni sono state utilizzate per la redazione di articoli e non per fini estorsivi. Travaglio ha inoltre escluso la possibilità che gli accessi avessero lo scopo di screditare membri del governo o della maggioranza.
Travaglio smaschera presunti complotti e obiettivi politici
Nel corso dell’intervista, Travaglio ha ironizzato sull’ipotesi di un complotto ai danni del governo legato agli accessi alle banche dati del finanziere Striano. Ha evidenziato che l’unico presidente del Consiglio in carica al momento degli accessi è stato Giuseppe Conte e che i controlli riguardavano anche esponenti del centrodestra, come Matteo Renzi. Il giornalista ha sottolineato che le informazioni ottenute non hanno un valore significativo, poiché non hanno portato a scoop giornalistici rilevanti, citando il caso del ministro della Difesa Crosetto come esempio di notizie già note.
Travaglio ha ribadito che non vi è alcuna prova che le attività di consultazione delle banche dati siano state finalizzate a danneggiare il governo o influenzare la politica. Ha sottolineato che le informazioni ottenute dai giornalisti non sono state utilizzate per fini illeciti o per ricattare alcuno. Il giornalista ha concluso che, nonostante le ipotesi di reato emerse dall’inchiesta di Perugia, non vi è stata alcuna attività lesiva o complottistica dietro gli accessi alle banche dati.
Marco Travaglio ha pertanto chiarito che le attività investigative condotte attraverso gli accessi alle banche dati non hanno avuto fini illeciti o politicamente orientati. Travaglio ha respinto le accuse di spionaggio e complotti contro il governo, evidenziando che le informazioni ottenute sono state utilizzate per il giornalismo d’inchiesta e non per fini estorsivi. La vicenda dell’inchiesta di Perugia resta al centro dell’attenzione mediatica, suscitando dibattiti e polemiche sulle pratiche giornalistiche e sugli accessi alle informazioni sensibili.