Un Addio Culturale: La Storica Libreria Mandese Chiude i Battenti
Un altro pezzo di storia cittadina si appresta a svanire tra le pagine del tempo. La libreria Mandese, vero e proprio emblema culturale sopravvissuto a guerre e rivoluzioni sociali, annuncia la sua chiusura definitiva. Un destino simile a quello di altre realtà come Vera Libri, Gilgamesh, Filippi e Ubik, che conferma un trend allarmante nel settore dell’editoria: la perdita di quegli angoli di socialità e cultura rappresentati dalle librerie tradizionali.
Il cuore del borgo umbertino perderà così uno dei suoi punti di riferimento, un luogo che per quasi un secolo ha accolto lettori e appassionati in cerca di sapere e confronto. “La questione si è sviluppata nel tempo,” spiega Gianfranco Mandese, voce della storica gestione. “Mio fratello Nicola ha 74 anni ed io 78, e chiaramente abbiamo dovuto prendere una decisione.” Ma oltre all’età dei titolari, altre cause si celano dietro questa dolorosa scelta, come il mutato scenario commerciale dovuto all’ascesa dell’on-line, che ha ridimensionato il ruolo delle librerie fisiche.
La Resistenza di un Simbolo Culturale
La libreria, fondata nel periodo tra le due guerre mondiali da Antonio Mandese, è stata testimone di incontri tra illustri personalità e fervidi dibattiti culturali. “C’era un fermento di idee e di cultura,” ricorda Gianfranco, evocando i tempi in cui uomini come Ignazio Butitta e Riccardo Bacchelli frequentavano quegli spazi. Il passaggio di testimone da Antonio a Nicola negli anni ’60, e successivamente ai figli Gianfranco e Raffaele, rappresenta una staffetta generazionale che oggi purtroppo si interrompe.
I Mandese hanno pubblicato centinaia di libri, arricchendo la cultura locale, come sottolineato da Gianfranco, che recentemente ha contribuito con una pubblicazione sui Sassi di Matera. Tuttavia, non c’è spazio per la nostalgia nelle sue parole: “È una decisione ponderata e dettata da una serie di motivi. Tante cose nella vita finiscono, ma tante altre proseguono.” Ma la chiusura non si limita a un impatto economico; si tratta di un vero e proprio impoverimento sociale, un allarme che Gianfranco lancia con preoccupazione.
Il Sociale oltre il Commerciale
Il problema sollevato dall’imminente chiusura della libreria Mandese trascende il mero aspetto commerciale per investire la sfera sociale. “Quando vi sarà il deserto, ognuno vivrà da solo come fanno tutti i giovani, monadi in compagnia soltanto del loro cellulare,” afferma con rammarico Gianfranco. Il commerciante si trasforma qui in un osservatore attento dei mutamenti sociali, rilevando come l’isolamento e la perdita di aggregazione umana siano tra i più inquietanti effetti collaterali dell’era digitale.
Un appello ai giovani emerge con forza dalle parole dei Mandese: il recupero della convivialità, della crescita condivisa e dell’esperienza di vita collettiva. “Si cresceva insieme, anche sbagliando,” ricorda con un pizzico di malinconia Gianfranco. L’invito è a riscoprire la lettura come veicolo di cultura e di legame sociale, in un’epoca in cui i TikToker sembrano aver preso il sopravvento come modelli da emulare.
Un Errore nel Calcolo Culturale
Il sipario sta per calare su “La casa del libro”, con un bilancio che Gianfranco Mandese non riesce a quantificare in termini di libri letti o di impatto culturale. “Tutti i testi hanno contribuito in maniera uguale alla mia crescita culturale e personale,” afferma, sottolineando come ogni opera abbia avuto il suo peso nel costruire il tessuto culturale dello spazio che ha gestito. La chiusura della libreria Mandese non è solo la fine di un’attività commerciale, ma segna un punto di non ritorno per un intero tessuto urbano e culturale che perde uno dei suoi luoghi più simbolici.
La vicenda di Casa Mandese si inscrive in un contesto più ampio di trasformazioni che investono l’intero settore del libro e della lettura. Il passaggio al digitale, che con i suoi indubbi vantaggi ha anche introdotto nuovi paradigmi di fruizione, si scontra con la tradizione di un luogo di incontro e scambio culturale che va oltre la mera transazione commerciale. Le parole di Gianfranco Mandese suonano come un monito e un invito a riflettere sull’importanza dei luoghi fisici come custodi di una memoria collettiva e come spazi di socializzazione irrinunciabili.
Resta da chiedersi, in una società sempre più connessa ma paradossalmente isolata, come si evolveranno questi spazi e se riusciranno a resistere all’inarrestabile avanzata del digitale. Il patrimonio culturale di una comunità non risiede soltanto nelle sue biblioteche e nei suoi libri, ma anche nei rapporti umani e nelle storie condivise che questi luoghi hanno saputo tessere per decenni.
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