La battaglia legale del Castello delle Cerimonie
Il Castello delle Cerimonie, noto hotel ristorante conosciuto anche come ‘La Sonrisa’, si trova al centro di una controversia legale che ha scosso la famiglia Polese e la comunità di Sant’Antonio Abate. La Corte di Cassazione ha deciso la confisca dell’intera struttura, suscitando reazioni contrastanti e un annuncio di ricorso alla Corte di Strasburgo da parte della famiglia proprietaria. Questo hotel ristorante, diventato famoso grazie a una serie tv dedicata ai matrimoni e alle celebrazioni, ora si trova al centro di una tempesta giudiziaria che mette a rischio il lavoro di oltre 200 famiglie legate all’attività imprenditoriale di Antonio Polese, il defunto patron conosciuto come il ‘Boss delle cerimonie’.
Una lunga vicenda giudiziaria
La vicenda legale della ‘Sonrisa’ ha radici lontane, risalenti al 2011, quando le autorità hanno iniziato a contestare una serie di abusi edilizi che si erano accumulati negli anni su un’area di oltre 40mila metri quadrati. Dopo anni di battaglie legali, la sentenza definitiva ha stabilito la confisca degli immobili e dei terreni su cui sorge l’hotel ristorante, destinandoli al patrimonio del Comune. Quest’ultimo si trova ora di fronte a una decisione cruciale: demolire la struttura o utilizzarla esclusivamente per fini di pubblica utilità. La condanna emessa nel 2016 ha coinvolto Rita Greco, moglie di Antonio Polese e Agostino Polese, fratello dell’imprenditore, ma la sentenza è stata successivamente modificata dalle corti d’appello e confermata in via definitiva, con la prescrizione dei reati contestati.
La prospettiva della famiglia Polese e del Comune
In risposta alla sentenza, Ciro Polese, a nome della famiglia, si è espresso riguardo all’ingiustizia percepita: ‘Riteniamo di aver subito un’ingiustizia… stiamo considerando con gli avvocati cos’altro fare, credo che ci appelleremo alla Corte di Strasburgo, per essere valutati da una Corte imparziale.’ La preoccupazione principale riguarda il futuro dei dipendenti e dell’attività stessa, attualmente mantenuta in funzione dal Tribunale per garantire la continuità occupazionale. Tuttavia, con il prossimo passaggio di proprietà al Comune, sorgono domande su cosa accadrà dopo e come verrà gestita la struttura ricettiva. La sindaca Ilaria Abagnale ha dichiarato l’intenzione di collaborare strettamente con le istituzioni e di valutare diverse opzioni, tra cui affidare la gestione a privati tramite un bando pubblico escludendo gli attuali proprietari. Questo potrebbe garantire al Comune un affitto da destinare a fini di pubblica utilità, seguendo un modello già applicato con successo in situazioni simili a Sant’Antonio Abate.