Ilaria Salis: La lotta per i domiciliari e i diritti dei detenuti
Il padre di Ilaria Salis, la giovane detenuta in Ungheria, esprime profonda delusione per l’esito degli incontri con i ministri degli Esteri e della Giustizia italiani. Afferma che la situazione è peggiore del previsto, lamentando la mancanza di azioni concrete a favore della figlia. “Continuiamo a impegnarci perché possa essere rispettata la normativa comunitaria per i diritti dei detenuti”, dichiara, evidenziando il protrarsi della detenzione e il rischio di vederla ancora in catene durante i processi.
In seguito agli incontri con le autorità italiane, il padre di Ilaria Salis sottolinea la mancanza di supporto da parte dello Stato italiano. Le richieste di domiciliari in Italia o presso l’ambasciata ungherese sono state negate, lasciando la famiglia senza speranza di miglioramento. Roberto Salis denuncia l’inerzia italiana, dipendente esclusivamente dalle decisioni del giudice ungherese, ostacolando la fornitura dei documenti utili alla difesa legale e respingendo la possibilità di domiciliari per la figlia.
La posizione delle autorità italiane e europee
Durante gli incontri, i ministri italiani hanno sottolineato il rispetto della sovranità giurisdizionale ungherese e l’impossibilità di interferire nel processo o nel regime di detenzione. Tale posizione impedisce la sostituzione della misura cautelare presso l’ambasciata italiana, ritenuta irricevibile. Il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, ha chiarito che l’Italia non può intervenire nel sistema giudiziario di un altro Paese per reati commessi sul suolo straniero da un cittadino italiano.
La Commissione Europea, rappresentata dalla commissaria Mairead McGuinness, si è dichiarata pronta ad aiutare a trovare una soluzione per Ilaria Salis. McGuinness ha evidenziato i contatti bilaterali tra Italia e Ungheria sul tema dei domiciliari, sottolineando la disponibilità dell’Unione Europea a supportare una soluzione sostenibile. La concessione di misure alternative alla detenzione sarebbe in linea con le conclusioni del Consiglio Ue, offrendo la prospettiva di un trasferimento della giovane detenuta in Italia.