La Querelle Editoriale tra i Caprotti di Esselunga
Marina e Giuseppe Caprotti, figli del fondatore di Esselunga, Bernardo Caprotti, si trovano nuovamente al centro di una controversia, questa volta di natura editoriale. Il 13 febbraio è stata pubblicata la terza edizione di “Falce e carrello” con un significativo sottotitolo: “In memoria di un uomo che non può più difendersi”. Questo nuovo capitolo vede Marina scrivere una lettera a suo padre con l’obiettivo di difendere la sua memoria da quanto raccontato da Giuseppe nel libro “Le ossa dei Caprotti”. La prefazione è a cura di Liliana Segre, sostenitrice del Memoriale della Shoah a Milano, mentre l’introduzione porta la firma del giornalista Stefano Lorenzetto.
Il Libro Autobiografico di Bernardo Caprotti
“Falce e carrello – Le mani sulla spesa degli italiani” è il libro autobiografico di Bernardo Caprotti, in cui narra la storia dell’insegna Esselunga e le sfide affrontate con le cooperative rosse e gli appoggi politici ostacolanti nel Centro-Nord Italia. Questo racconto ha scatenato oltre dieci cause civili promosse da Coop Italia e due sue consociate. La storia di Esselunga è stata caratterizzata da conflitti e contrasti, evidenziando le difficoltà incontrate dall’azienda nel suo percorso di crescita.
Il Racconto di Giuseppe Caprotti e l’Espulsione dall’Azienda
In “Le ossa dei Caprotti”, Giuseppe Caprotti racconta la storia della dinastia industriale lombarda, con particolare enfasi sul suo percorso personale all’interno dell’azienda di famiglia. Dopo aver lavorato negli Stati Uniti da Dominick’s, a Chicago, Giuseppe torna in Italia portando con sé nuove idee e innovazioni. Nel 2002 diventa amministratore delegato di Esselunga, ma nel 2004 viene allontanato dall’azienda dal padre. Durante la presentazione del libro, Giuseppe ha chiarito che il suo intento non era parlare del rapporto con il padre, ma mettere in luce gli eventi che lo hanno segnato sia sul piano professionale che personale, ponendo così fine a una fase del passato.