La Formula 1 sotto accusa: alleanze discutibili e mancanza di trasparenza
La Formula 1 si trova al centro di un dibattito acceso riguardo alla sua credibilità e alla gestione da parte di individui discutibili. Secondo il Guardian, il Circus automobilistico è stato definito come un ambiente controllato da ‘uomini ricchi e irresponsabili’ con legami inquietanti con regimi autoritari. Il caso della chat di Horner, definito ironicamente come i ‘Kardashian su ruote’, ha sollevato ulteriori dubbi sulla trasparenza dell’intero sistema.
Jonathan Liew, autore dell’articolo, mette in luce la contraddizione tra la narrazione di uno sport spettacolare e le mancanze etiche evidenziate dai recenti eventi. La Formula 1, pur predicando valori di sostenibilità ambientale, si trova ad ampliare il calendario delle gare fino a quota 24, con una crescente presenza di eventi notturni. Questo contrasto tra immagine e realtà alimenta il dubbio sulla coerenza e la moralità dei dirigenti che governano il mondo dei motori.
Le polemiche e le alleanze discutibili nel mondo della F1
Il giornalista Liew non risparmia critiche nei confronti dei gestori attuali della Formula 1, evidenziando come abbiano ereditato una tradizione discutibile di leadership. Da Max Mosley a Bernie Ecclestone, le figure di spicco che hanno plasmato lo sport nel corso degli anni sono state caratterizzate da comportamenti discutibili e alleanze con regimi autoritari come Arabia Saudita, Qatar, e Cina, tra gli altri. Questi legami oscuri gettano un’ombra sulla reputazione della Formula 1, minando la fiducia dei fan e sollevando interrogativi sulla direzione morale dell’intero settore.
La critica centrale di Liew riguarda la visione distorta della Formula 1 come uno sport accessibile e democratico. Contrariamente ad altri sport con radici popolari, la F1 si presenta come uno spettacolo esclusivo e elitario, con poche possibilità per il comune individuo di avvicinarsi a questo mondo. Questa distanza tra la realtà dei piloti e degli eventi e l’aspirazione alla virtù morale crea una frattura significativa, ponendo in discussione i valori e l’etica che dovrebbero guidare il motorsport.