L’addio a Maria Venturi, una vita tra le pagine del sentimento
La letteratura italiana perde una delle sue penne più sensibili e acute nel disegnare l’universo dei sentimenti. Maria Venturi, 90 anni, ha detto addio al mondo martedì 20 febbraio, lasciando un’eredità letteraria e giornalistica di rilievo. Nella tranquillità della sua abitazione bresciana, si è concluso il viaggio terreno di una donna che, con la sua opera, ha saputo diventare punto di riferimento per intere generazioni di lettori e lettrici.
Una carriera tra giornalismo e narrativa di successo
Il suo nome è legato a doppio filo con il mondo dell’editoria: dalla direzione di riviste del calibro di «Novella 2000» e «Annabella», fino alla realizzazione di romanzi che hanno scalato le classifiche di vendita. L’ultimo suo libro, Cuore matto. I mantra per una relazione felice, è la summa del suo pensiero aggiornato sui mutamenti dei legami amorosi nella società contemporanea. A distanza di trent’anni dalla pubblicazione di L’amore si impara, Venturi non ha mai smesso di esplorare e comprendere le dinamiche dell’amore, in un continuo dialogo con i tempi che cambiano.
Le fondamenta di una scrittrice
La passione per la scrittura di Venturi si è manifestata fin dalla giovane età, quando, armata di audacia e freschezza intellettuale, si rivolse al grande Italo Calvino. L’incoraggiamento del maestro non fece altro che consolidare un talento che, però, avrebbe atteso il giusto momento per fiorire. Nei primi tempi, Venturi si cimentò nella redazione di racconti per «Novella», all’epoca diretta da Giorgio Scerbanenco, affinando così la sua capacità narrativa.
La voce delle lettrici
La carriera giornalistica di Maria Venturi ha preso il volo grazie alla sua capacità di interpretare e tradurre in parole le emozioni e le vicissitudini sentimentali delle sue lettrici, specialmente attraverso la rubrica della posta del cuore. Questa esperienza si è rivelata fondamentale per affinare ulteriormente la sua sensibilità, diventando un trampolino di lancio per la sua produzione letteraria.
Un debutto letterario che segna un’epoca
Nel 1984, Una storia d’amore segnò il suo vero debutto nel panorama letterario, riscuotendo subito un successo che si sarebbe ripetuto con le numerose ristampe del romanzo e l’adattamento televisivo ad opera del regista Duccio Tessari, con una giovane Margherita Buy. La Venturi ha saputo offrire, attraverso le sue storie, uno spaccato realistico e attuale della condizione femminile, sposando il romanticismo con la riflessione, e riuscendo a catturare l’attenzione di un pubblico sempre più vasto.
Intuito e anticipazione dei cambiamenti sociali
Il suo lavoro di giornalista non si è mai fermato, continuando a collaborare fino a tempi recenti con il settimanale «Oggi», dove manteneva viva la conversazione con il suo pubblico. Venturi ha dimostrato di possedere un intuito raro, anticipando temi e tendenze che avrebbero poi trovato vasta eco nella società. Il suo impegno come sceneggiatrice, iniziato negli anni Novanta, ha confermato la sua capacità di intuire i desideri del pubblico, appassionando gli spettatori con la stessa formula vincente dei suoi romanzi.
Un’eredità che va oltre il tempo
Nella sua ultima opera, Venturi ha affrontato con coraggio il sillogismo ‘soffro dunque amo’, un cliché romantico che ha definito una «trappola pericolosa». La scrittrice e giornalista non ha mai smesso di lottare contro le convinzioni dannose in amore, fornendo con i suoi scritti, e fino all’ultimo, un contributo prezioso per chi cerca un amore costruttivo, non un dolore fine a sé stesso. La sua scomparsa lascia un vuoto incolmabile nel panorama culturale, ma anche un ricco patrimonio di saggezza sui rapporti umani, che continuerà a illuminare il cammino di chi cerca nel sentimento una via per la realizzazione personale.
Maria Venturi ci ha insegnato che il cuore e la mente possono viaggiare insieme nelle intricate selve delle relazioni umane. Attraverso le sue parole, ha cercato di offrire chiavi di lettura sempre nuove per interpretare il sentimento amoroso, liberandolo da miti obsoleti e pericolosi. La sua voce resterà viva nelle pagine dei suoi libri, nelle righe delle riviste che ha diretto, e nel ricordo di chi ha avuto il piacere di conoscerla attraverso il suo lavoro. La cultura sentimentale italiana ha perso una delle sue colonne ma ha guadagnato un’eredità letteraria che continuerà a ispirare e a guidare. Foto Credits: Corriere.it