Il Digital Markets Act: Impatto sulle Big Tech
Il Digital Markets Act (DMA) dell’Unione Europea ha gettato un’ombra di incertezza sul futuro delle Big Tech. Questo regolamento, entrato in vigore il 7 marzo, impone regole rigide per sei giganti del settore tecnologico: Alphabet, Amazon, Apple, Meta, Bytedance e Microsoft, insieme a 22 dei loro servizi. Identificati come ‘gatekeeper’, queste aziende devono rispettare norme volte a bilanciare il loro potere di mercato, come l’interoperabilità dei servizi con quelli di altri operatori e la condivisione dei dati con le PMI. Le multe per violazioni possono arrivare fino al 10% del fatturato annuo globale, salendo al 20% in caso di recidiva.
Obblighi e Adattamenti delle Big Tech
Dal 7 marzo 2024, i 6 gatekeeper dovranno conformare 22 servizi principali al DMA. Questi includono piattaforme social come TikTok, Facebook e Instagram, servizi di messaggistica come Whatsapp e Messenger, motori di ricerca come Google Search, browser come Chrome e Safari, tra gli altri. Google, Amazon e Meta dovranno adeguarsi anche nei settori della pubblicità, dei sistemi operativi e dell’ecommerce. Alcuni servizi, come iMessage di Apple e Bing di Microsoft, restano al di fuori dell’elenco, ma altri potrebbero rientrare. Le penalità severe intendono garantire il rispetto delle regole e prevenire abusi di posizione dominante nel mercato digitale.
Le grandi aziende del settore stanno affrontando le sfide poste dal DMA in modi diversi. Meta, ad esempio, si trova di fronte a questioni riguardanti la connessione dei profili tra le proprie piattaforme, come Facebook e Instagram. Gli utenti devono decidere se mantenere l’interconnessione dei dati personali tra i diversi social o creare account separati. Inoltre, differenze nei servizi offerti, come nel caso di Marketplace e Gaming, richiedono agli utenti di scegliere tra la condivisione dei dati e l’accesso a determinate funzionalità. Alcune azioni intraprese dalle Big Tech, come la versione a pagamento senza pubblicità di Instagram e Facebook, hanno sollevato preoccupazioni tra le organizzazioni per la privacy digitale, temendo che la monetizzazione della privacy possa diventare la norma nel settore.