Attimi di speranza a Rafah, fra tregue elusive e quotidiana resilienza
La notizia di una possibile tregua aveva scatenato reazioni di gioia spontanea nelle strade di Rafah, una località al confine meridionale della Striscia di Gaza. Le parole “Hudna, hudna”, risuonavano come un inno alla pace tra la popolazione che, esasperata da un conflitto senza fine, vedeva nel cessate il fuoco una luce di speranza. “C’è il cessate il fuoco, si torna a casa” era il sentimento generale che ha pervaso gli animi degli abitanti, stanchi ma desiderosi di ritrovare un barlume di normalità.
Un sentimento di ottimismo aveva contagiato anche i più piccoli, che, nella città di Deir el-Balah e a Rafah, si erano uniti agli adulti in una danza di speranza. Automobili insieme ai clacson intonavano una melodia di allegria mentre si diffondeva la voce delle anticipazioni del Qatar su un assenso iniziale di Hamas ad un nuovo accordo per lo scambio di prigionieri con Israele.
La desolazione dopo la tempesta
Tuttavia, la gioia è stata di breve durata. La notte ha portato piogge battenti che hanno messo a dura prova la resistenza degli abitanti, già provati da condizioni di vita estreme. La desolazione ha rapidamente preso il posto dell’entusiasmo: i rifugi e le tendopoli dei profughi sono stati allagati, e il freddo insieme alla paura di malattie ha reso l’atmosfera ancor più cupa. Le radio diffondevano notizie che spegnevano le velleità di serenità: il cauto ottimismo si era dissipato e Hamas era ancora in fase di valutazione delle proposte inoltrate dai mediatori dell’Egitto e del Qatar.
I sfollati di Rafah, speranzosi solo il giorno prima, si sono ritrovati a fronteggiare una realtà ancora amara. “Speravamo che l’incubo fosse finalmente finito”, hanno raccontato alcuni di loro, ma le notizie di un ridimensionamento delle truppe israeliane non hanno portato alla pace tanto desiderata. Su Facebook, la delusione si è trasformata in testi polemici, soprattutto nei confronti dei dirigenti di Hamas che “operano dall’estero in condizioni agiate”, esprimendo un senso di abbandono e amarezza.
Il sostegno dell’Università al-Quds
In questo scenario di difficoltà e tensione, il sostegno arriva anche dall’istruzione e dalla solidarietà comunitaria. L’Università al-Quds ha aperto un centro di accoglienza nel rione Tel Sultan di Rafah, dove i genitori possono trovare un luogo sicuro per i loro bambini. Qui, grazie al lavoro di animatori volontari del gruppo Forum Shariq, si cerca di offrire un po’ di sollievo ai più piccoli, regalando loro momenti di spensieratezza e di distrazione dalla dura realtà che li circonda. Attraverso la proiezione di film come ‘Il Re Leone’, la magia del cinema diventa un veicolo di sostegno psicologico non solo per i bambini ma anche per i loro genitori.
“L’obiettivo del cinema nei rifugi”, spiega il coordinatore Khali Kashta, “è dare un sostegno psicologico ai bambini e anche ai genitori. Durante la proiezione sono felici, e possono così distrarsi dalla realtà quotidiana”. Infatti, offrire un attimo di evasione, seppur breve, può avere un impatto significativo sul benessere emotivo di chi vive in condizioni così precarie.
La situazione attuale e il futuro incerto
Nonostante il momentaneo spirito di festa e l’aiuto psicologico fornito dal cinema, la situazione a Rafah resta complessa, soprattutto per le famiglie con bambini piccoli. La costante incertezza e la difficoltà di vivere giorno per giorno senza sapere cosa riserva il futuro pesano sulle spalle degli abitanti.
Il cammino verso la pace e la stabilità sembra ancora lungo e irto di ostacoli. Mentre i bambini trovano nel cinema un rifugio temporaneo dai problemi, i genitori continuano a lottare per garantire loro un’esistenza degna. Il contrasto tra la gioia effimera dei momenti di svago e la dura realtà del conflitto mette in luce la resilienza di una comunità che, nonostante tutto, non smette di cercare la normalità nella tempesta della vita quotidiana.
La speranza resta l’ancora di salvezza in un mare di sfide, con l’auspicio che le trattative portino a una tregua duratura e che la resilienza di Rafah, simbolo della lotta di tutti i palestinesi, possa essere finalmente premiata con una pace stabile e giusta.
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