Arresto di un giornalista di Forbes in Russia: la stretta sulla libertà di stampa
Nell’ultimo episodio di una serie di misure repressive nei confronti della libertà di espressione in Russia, il giornalista Sergei Mingazov, corrispondente dell’edizione russa di Forbes, è stato arrestato a Khabarovsk. L’accusa è di aver diffuso ‘notizie fasulle’ riguardanti l’esercito russo, un reato che secondo la legislazione russa, può comportare gravi conseguenze penali. La sua detenzione si aggiunge a quella di altre 132 persone già condannate per motivi simili, segnando un inquietante trend verso il silenziamento della stampa e della critica al governo.
Il legale di Mingazov, Konstantin Bubon, ha descritto l’arresto come un atto ingiustificato, sottolineando come il suo assistito sia stato colpito per aver semplicemente condiviso un articolo sul suo canale Telegram ‘Khabarovskaya Mingazeta’. Questo articolo denunciava gli abusi perpetrati dall’esercito russo a Bucha, in Ucraina. È stato riferito che nel corso dell’arresto, le autorità hanno sequestrato dispositivi elettronici appartenenti non solo a Mingazov ma anche a sua moglie e ai suoi figli, conducendo perquisizioni approfondite nella loro abitazione.
La legge sulle ‘fake news’ e le sue implicazioni
Il caso di Mingazov mette in luce l’uso della legge sulle ‘fake news’ riguardanti l’esercito, approvata in Russia all’indomani dell’invasione dell’Ucraina. Questa legislazione prevede pene severe, tra cui la reclusione da cinque a dieci anni e multe salate, per chi viene ritenuto colpevole di aver diffuso informazioni ritenute false dal governo sulle forze armate russe. La legge rappresenta uno strumento di censura che ha l’obiettivo di soffocare ogni critica o denuncia degli atti compiuti dall’esercito russo, specialmente in contesti internazionali come il conflitto ucraino.
Le accuse mosse contro Mingazov derivano dalla sua decisione di rilanciare notizie relative ai crimini di guerra a Bucha, dove, dopo il ritiro delle truppe russe, sono state scoperte fosse comuni e evidenze di torture su molti corpi di civili. La reazione di Mosca a tali denunce è stata di ferma negazione, con il ministero della Difesa russo e il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, che hanno più volte smentito le accuse, attribuendo a manipolazioni da parte delle autorità ucraine la diffusione di informazioni sui presunti crimini.
La reazione internazionale e le dichiarazioni del Cremlino
Nonostante le smentite ufficiali, la comunità internazionale ha espresso profonda preoccupazione per le azioni delle truppe russe in Ucraina, soprattutto in seguito alla pubblicazione di immagini e testimonianze dei massacri. Vladimir Putin, tuttavia, ha mantenuto una posizione difensiva, affermando in un colloquio con il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, che la Russia ‘non ha nulla da nascondere’. Queste dichiarazioni contrastano fortemente con la realtà dei fatti denunciati da giornalisti e organizzazioni internazionali, che documentano una situazione ben diversa, caratterizzata da violenze e abusi.
Il caso di Sergei Mingazov solleva quindi interrogativi significativi sulla libertà di stampa in Russia e sul ruolo che le leggi sulla censura giocano nel limitare il diritto dei cittadini e dei media di esprimere opinioni critiche. La detenzione di Mingazov, insieme alle perquisizioni condotte presso la sua abitazione e il sequestro di dispositivi elettronici, rappresenta un chiaro segnale dell’intensificarsi della repressione nei confronti di chi cerca di far luce sugli aspetti più oscuri dell’azione militare russa in Ucraina. Questa vicenda dimostra, ancora una volta, come la tenaglia del Cremlino si stia sempre più stringendo attorno alla libertà di espressione e informazione, in una Russia dove la critica al potere diventa ogni giorno più pericolosa.
La comunità giornalistica internazionale e le organizzazioni per i diritti umani continuano a monitorare con preoccupazione la situazione, chiedendo la liberazione di Mingazov e di tutti coloro che sono stati detenuti ingiustamente per aver esercitato il loro diritto alla libertà di espressione. La solidarietà verso i giornalisti perseguitati e la richiesta affinché le autorità russe rispettino i principi di libertà di stampa e diritti umani sono al centro delle campagne internazionali che mirano a far luce su queste ingiustizie e a promuovere un cambiamento.