Le operazioni militari israeliane nei pressi di Rafah, ultima cittadina prima del confine con l’Egitto, hanno acceso nuove tensioni con Il Cairo. L’accumulo di forze israeliane ha sollevato preoccupazioni in Egitto, con il presidente al-Sisi che ha chiaramente espresso la sua opposizione alla migrazione forzata dei palestinesi dal loro territorio. Una fonte egiziana ha messo in guardia: ‘La presenza militare israeliana al confine costituirebbe una violazione del trattato di pace e la risposta del Cairo sarebbe decisiva’.
Scenari di pace in bilico
In questo contesto di crescente tensione, diverse proposte di pace sembrano faticare a trovare terreno comune. Una proposta, secondo l’agenzia russa Tass, vedrebbe Hamas offrire la sospensione degli attacchi in cambio del rilascio degli ostaggi e uno stop ai combattimenti per un anno, tempo che sarebbe dedicato alla creazione di uno stato palestinese. Un’altra ipotesi, più limitata, parlerebbe della liberazione di 20 ostaggi da parte di Hamas in cambio di concessioni territoriali ai palestinesi a Nord della Striscia. Tuttavia, queste rimangono solo ipotesi, con la trattativa che sembra non sbloccarsi.
L’esercito israeliano ha concentrato ieri l’attenzione sulle grandi manovre per l’inizio dell’offensiva di terra a Rafah, con un significativo dispiegamento di carri armati al confine Sud. Rafah ha visto rifugiarsi 1,4 milioni di palestinesi, in fuga dalle ostilità, di cui una parte ha già cercato rifugio altrove, compreso il superamento del confine verso l’Egitto, nonostante le restrizioni imposte.
La comunità internazionale si mobilita
L’escalation di violenza ha provocato la mobilitazione della comunità internazionale. Un gruppo di diciotto Paesi, guidato dagli Stati Uniti, ha espresso forte preoccupazione per il destino degli ostaggi detenuti da Hamas e della popolazione civile di Gaza. ‘Chiediamo il rilascio immediato di tutti gli ostaggi… La sorte degli ostaggi e della popolazione civile di Gaza, che sono protetti dal diritto internazionale, è motivo di preoccupazione internazionale’, hanno dichiarato in un messaggio congiunto.
Nel frattempo, le Nazioni Unite hanno confermato che il molo costruito dagli Stati Uniti al largo di Gaza per consegnare aiuti umanitari è stato attaccato, causando danni durante la presenza di funzionari dell’ONU sul posto. L’esercito israeliano ha attribuito l’attacco a ‘terroristi’ che hanno sparato colpi di mortaio contro l’infrastruttura.
Ostacoli alla pace
Nonostante gli sforzi diplomatici, vi sono significativi ostacoli al raggiungimento di una pace duratura. Un funzionario americano, citato dal Times of Israel, ha indicato l’ostinazione di Yahya Sinwar, leader militare di Hamas nelle gallerie sotterranee della Striscia di Gaza, come un punto di stallo significativo. ‘C’è un accordo sul tavolo che soddisfa quasi tutte le richieste avanzate da Hamas, ma la risposta arrivata all’interno di Gaza non è stata costruttiva’, ha rivelato il funzionario.
La situazione rimane fluida e altamente volatile, con la comunità internazionale che continua a cercare vie di uscita dal conflitto, pur affrontando la complessità delle posizioni in campo. La speranza di una soluzione pacifica permane, ma il cammino verso il raggiungimento di tale obiettivo appare ancora pieno di incertezze.