Donald Trump alla sbarra: inizia il processo a Manhattan
L’attesa è finita. L’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha fatto il suo ingresso alla Corte penale di Manhattan, segnando l’inizio di un capitolo storico. Il suo arrivo, annunciato dal rombo degli elicotteri che seguivano il convoglio dalla Trump Tower, è stato discreto, con un ingresso da una porta secondaria. Questo evento non è solo un momento chiave nella storia giudiziaria americana, ma anche la ripresa di un’accusa che vede Trump al centro della scena giudiziaria, esattamente come accadde un anno fa, quando divenne il primo ex presidente degli Stati Uniti ad essere incriminato.
Alla guida dell’accusa troviamo il procuratore distrettuale Alvin Bragg, che ha presentato ben 32 capi di imputazione per falsificazione dei libri contabili. Al centro dell’indagine ci sono i pagamenti effettuati all’ex avvocato di Trump, Michael Cohen, e alla ex pornostar Stormy Daniels, volti a nascondere una presunta relazione durante la campagna elettorale del 2016. Nonostante le pesanti accuse, Trump si è presentato in tribunale con una dichiarazione forte: «È un assalto all’America. Sono orgoglioso di essere qui. È una persecuzione politica», ha affermato.
La giornata del processo: tra sostenitori e oppositori
La giornata del processo ha avuto inizio nelle prime ore del mattino, con le forze dell’ordine che hanno isolato le strade adiacenti alla Corte. I sostenitori e gli oppositori di Trump hanno iniziato a radunarsi, portando con sé striscioni e cartelli. Alcuni lo paragonavano ad Al Capone, altri invece esprimevano un deciso sostegno. Trump, dal canto suo, non è rimasto in silenzio. Ha approfittato delle prime ore della mattinata per lanciare una serie di post sulla sua piattaforma, Truth Social, attaccando la ‘sinistra radicale’ e il giudice Juan Merchan, accusato di conflitto di interessi. «Non c’è alcun secondo fine qui», ha dichiarato Merchan, respingendo le accuse di parzialità.
Nonostante i tentativi della difesa di rimandare il processo, accusando il giudice di pregiudizi, la selezione della giuria ha avuto inizio. Un primo gruppo di 96 giurati è stato ammesso in aula, segnando l’effettivo inizio del processo. La sfida per la difesa sarà ora quella di trovare, in una città come Manhattan, un giurato che possa essere percepito come imparziale in un contesto fortemente polarizzato.
La piazza si anima: un confronto civile tra fazioni opposte
All’esterno del tribunale, il numero dei manifestanti è cresciuto, con l’arrivo sia dei sostenitori di Trump che degli oppositori. Tra bandiere che proclamano ‘Trump 2024’ e ‘Trump or Death’, e persino ‘Trump 2028’, i toni si alzano, ma ciò che sorprende è una certa calma che sembra regnare tra le due fazioni. Questo confronto civile, sotto lo sguardo attento delle forze dell’ordine, evidenzia la profonda divisione ma anche la capacità di convivenza civile tra le diverse anime politiche del paese.
Il processo a Donald Trump non è solo un evento giudiziario, ma un momento di riflessione sulla politica e sulla società americana. Gli occhi del mondo sono puntati su Manhattan, in attesa di scoprire come questo capitolo influenzerà il futuro politico di Trump e, più in generale, l’equilibrio dei poteri negli Stati Uniti. Con accuse gravi e una nazione divisa, il dibattimento si prospetta come uno degli eventi giudiziari più seguiti e controversi degli ultimi anni.
La selezione della giuria segna solo l’inizio di un processo che si annuncia lungo e complesso. Mentre l’aula del tribunale diventa il palcoscenico di un dibattimento atteso, fuori le strade di Manhattan rispecchiano un paese in attesa di risposte, sospeso tra la fedeltà a un leader carismatico e la fiducia nelle istituzioni democratiche. In questo contesto, le parole di Trump e le reazioni dei suoi sostenitori e detrattori continuano a tessere la trama di una storia americana ancora in corso.