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Il Piano di Riorganizzazione di Gaza: Tra Umanitario e Strategie di Lungo Termine
Mentre l’attenzione globale si focalizza sull’imminente attacco a Rafah annunciato da Benyamin Netanyahu e sulla crescente crisi umanitaria a Gaza, causata dal protrarsi dell’offensiva militare israeliana, emergono dettagli su strategie meno evidenti ma di fondamentale importanza. Nel cuore del conflitto, progetti volti a modificare radicalmente la geografia e la demografia di Gaza prendono forma, delineando un futuro di tensioni e divisioni.
Le informazioni che emergono dal Cairo, dove proseguono i tentativi di negoziato tra Israele e Hamas, svelano una proposta significativa: l’impiego di truppe egiziane per ispezionare i palestinesi sfollati autorizzati a rientrare nel nord di Gaza. Questa iniziativa, che vedrebbe la sostituzione dei soldati israeliani con militari egiziani ai checkpoint, sotto la supervisione finale di Israele, è presentata dagli Stati Uniti come un modo per garantire una gestione ‘fraterna’ dei controlli. Tuttavia, dietro questa facciata di cooperazione, si celano piani ben più ampi e controversi.
La ‘Zona Cuscinetto’ e il Controllo Militare
Il primo di questi progetti riguarda la creazione di una zona cuscinetto all’interno di Gaza, lungo la linea di demarcazione con Israele. Profonda un chilometro, questa area, destinata a rimanere interdetta ai palestinesi, ha già visto la distruzione di migliaia di abitazioni e strutture. Tuttavia, problemi burocratici e geografici hanno ridotto in alcuni punti la sua profondità a soli mezzo chilometro, come riportato dal portale Walla. Questa zona di esclusione rappresenta una chiara demarcazione fisica che consolida il controllo israeliano su metà della Striscia di Gaza.
Parallelamente, il ridispiegamento delle forze israeliane svela l’intenzione di mantenere un controllo militare indiscusso sulla parte settentrionale di Gaza. Quest’area, già martoriata dal conflitto, si avvia verso un’occupazione permanente, con lo sfollamento della popolazione palestinese presentato come una misura ‘temporanea’. Eppure, la storia insegna che simili disposizioni tendono a cristallizzarsi, lasciando intere comunità in un limbo di incertezza.
Il Ritorno del ‘Piano delle Cinque Dita’
La strategia di lungo termine per Gaza sembra richiamare il cosiddetto ‘Piano delle cinque dita’, concepito originariamente da Ariel Sharon nel 1971. Questo piano prevedeva la divisione di Gaza in segmenti isolati, impedendo la contiguità territoriale tra le varie parti della popolazione palestinese. Sebbene nel 2005 lo stesso Sharon abbandonò l’idea, evacuando coloni e soldati israeliani dalla Striscia, oggi i principi di quel piano sembrano trovare nuova vita. La creazione di zone inaccessibili ai palestinesi e l’impedimento al loro rientro nelle case del nord, molte delle quali distrutte, riecheggia la divisione e l’isolamento previsti dal ‘Piano delle cinque dita’.
La comunità internazionale, concentrata sugli aiuti umanitari, sembra trascurare le implicazioni di questi piani strategici. L’analista Issam Makhoul mette in guardia: ‘La comunità internazionale pensa solo agli aiuti umanitari e ignora i piani a lungo termine di Israele. Questo porterà allo sfollamento indefinito dei palestinesi’. Queste parole evidenziano un amaro contrasto tra le immediate necessità umanitarie e le strategie geopolitiche che minacciano di ridisegnare il futuro di Gaza e dei suoi abitanti.
Nel contesto di questi sviluppi, il futuro di Gaza appare incerto, con la popolazione palestinese stretta tra l’urgente bisogno di aiuto umanitario e le manovre strategiche a lungo termine. La proposta di impiegare militari egiziani per il controllo degli sfollati, il consolidamento di una zona cuscinetto e il possibile ritorno a una politica di divisione territoriale rivelano una complessità di sfide che vanno ben oltre la crisi umanitaria immediata. Mentre le operazioni militari continuano a definire il paesaggio di Gaza, la comunità internazionale è chiamata a non perdere di vista le dinamiche di lungo termine che plasmano il destino di una terra e del suo popolo.