Iran: Il Triste Conto delle Vittime
834 condanne a morte eseguite in un solo anno. Un numero che fa rabbrividire, un incremento del 43% rispetto all’anno precedente. Questi sono i dati allarmanti provenienti dall’Iran nel 2023, evidenziati nel rapporto annuale delle Ong ‘Iran Human Rights’ e ‘Ensemble contre la peine de mort’. Un’escalation di condanne che non lascia spazio a dubbi sulla severità delle politiche giudiziarie in vigore.
Il Silenzio sulle Vittime Ignorate
In mezzo a queste cifre spaventose, si perdono le storie di coloro che non sono neanche stati condannati ufficialmente, vittime di violenze e repressioni inaccettabili. Il caso di Armita Geravand, una giovane di 16 anni ridotta in coma dopo essere stata brutalmente picchiata per non aver indossato il velo, è solo uno dei tanti esempi di ingiustizia e violenza che si celano dietro le mura iraniane.
Mahsa Amini, un’altra giovane, ha perso la vita senza nemmeno avere la possibilità di difendersi davanti a un tribunale, tutto per un presunto errore nell’indossare l’hijab. Questi tristi episodi mettono in luce un clima repressivo e violento che non lascia scampo alle giovani generazioni, vittime di regole rigide e spietate.
Il Confronto con gli Stati Uniti: Doppie Misure e Silenzi Impensabili
La disparità di trattamento tra le condanne a morte negli Stati Uniti e in Iran è evidente e sconcertante. Mentre negli USA, con una popolazione di quasi 332 milioni di abitanti, le condanne eseguite nel 2023 sono state 24, in Iran, con meno di 88 milioni di residenti, il numero sale a cifre spaventose. Eppure, la reazione internazionale sembra seguire due pesi e due misure.
Mentre le condanne a morte in America scatenano indignazione e proteste, le stesse atrocità commesse in Iran trovano troppo spesso un muro di silenzio e indifferenza. Un atteggiamento che solleva interrogativi sulla coerenza e l’universalità dei valori umani e dei diritti fondamentali, evidenziando un’ipocrisia dilagante nel panorama geopolitico internazionale.
La vita e la dignità umana dovrebbero essere valori inalienabili, indipendentemente dal luogo in cui ci si trova. Il silenzio sulle violazioni dei diritti umani in Iran non fa che alimentare il perpetuarsi di un sistema crudele e ingiusto, che continua a mietere vittime innocenti senza riscontro né giustizia. È giunto il momento di alzare la voce e porre fine a questa spirale di violenza e repressione che non può e non deve essere ignorata.