Sul banco degli imputati: Israele all’Aja per le politiche nei territori palestinesi
Israele è sotto i riflettori all’Aja, dove la Corte internazionale di giustizia valuterà le politiche israeliane nei territori palestinesi occupati. Chiamati dall’Assemblea generale dell’ONU, i giudici esamineranno le conseguenze legali della violazione del diritto all’autodeterminazione palestinese e dell’occupazione dal 1967.
Un dibattito internazionale senza precedenti
Ben 52 paesi e tre organizzazioni internazionali si confrontano sulle implicazioni legali e morali dell’occupazione israeliana. L’evento, definito anche come “guerra dei sei giorni giuridica”, vede Israele respingere l’interferenza internazionale come un attacco alla sua sovranità. Netanyahu ha condannato l’iniziativa dell’ONU come dannosa per il diritto di difesa di Israele.
Riyad al-Maliki dell’Anp ha dipinto un quadro drammatico per i palestinesi, costretti tra sfollamento, sottomissione o morte. Con oltre 3,5 milioni di palestinesi soggetti alla colonizzazione e alla violenza razzista, il ministro degli Esteri ha evidenziato la situazione disperata. I profughi, privati del diritto al ritorno, vivono in una costante minaccia e perdita di terre.
Le accuse dell’Anp e le sfide legali di Israele
Il rappresentante legale dell’Anp, Paul Reichler, ha denunciato l’obiettivo israeliano di acquisire territorio palestinese con pochi palestinesi, espellendo migliaia di civili con la violenza dei coloni. Israele, sfidando il diritto internazionale, ha creato insediamenti con oltre 700 mila coloni e mira a un unico Stato ebraico dall’Eufrate al Mediterraneo.
Nel 2004, la Cig aveva ordinato lo smantellamento del muro in Cisgiordania, ma le decisioni passate non hanno portato a cambiamenti significativi. L’occupazione israeliana e le controversie legali rimangono irrisolte, gettando ombre sul futuro dei territori palestinesi.