Sui media russi: banane e gamberetti al posto della morte di Navalny
Media russi hanno dimostrato la loro distanza dagli avvenimenti globali, relegando la morte di Alexei Navalny in secondo piano. Mentre il mondo reagiva alla notizia della sua scomparsa, i telegiornali russi trattavano l’argomento in modo rapido e senza enfasi. Il Dipartimento penitenziario russo impiegava appena 28 secondi a comunicare la notizia, senza ulteriori approfondimenti o commenti. Questo atteggiamento rispecchia la netta separazione tra la narrativa mediatica russa e la realtà internazionale.
Con poche eccezioni, i quotidiani russi non hanno dedicato adeguata copertura alla morte di Navalny. Mentre il mondo era sconvolto dall’evento, i media locali privilegiavano altre notizie, come la presa di Avdiivka da parte dell’Armata russa e l’aumento della “russofobia aggressiva” osservata alla Conferenza di Monaco. Questa scelta editoriale ha evidenziato le priorità dei media russi, lontane dall’agenda globale e focalizzate su questioni interne o geopolitiche di rilievo per il governo.
Il silenzio dei media russi e l’opinione di Sergey Markov
Il silenzio dei media russi risulta evidente anche nelle trasmissioni televisive, dove figure di spicco come Dmitrij Kiselyov e Vladimir Solovyov hanno evitato di menzionare Navalny. Questo atteggiamento riflette la linea dettata dal Cremlino, che sembra aver imposto il non-commento sull’argomento. Alcuni canali dell’opposizione hanno persino sostenuto che ai deputati della Duma sia stata data istruzione di non affrontare la vicenda. Tuttavia, l’ex consigliere di Putin per la politica estera, Sergey Markov, ha espresso un’opinione diversa.
Sergey Markov ha difeso il silenzio dei media russi sulla questione, sostenendo che non è nell’interesse russo danneggiarsi da soli. Ha criticato l’Occidente per le presunte falsificazioni riguardanti la salute di Navalny e ha respinto l’idea che il corpo dell’oppositore possa essere consegnato agli esperti occidentali. Secondo Markov, il silenzio dei media russi è una difesa contro le presunte manipolazioni esterne e rappresenta un modo per evitare danni autoinflitti. Queste opinioni rivelano le divergenze profonde tra la narrazione russa e quella internazionale sulla morte di Navalny.