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Israele respinge il piano Usa per lo Stato palestinese
Israele si trova al centro di tensioni sempre più alte in seguito al rifiuto netto del piano annunciato dagli Stati Uniti e da alcuni Paesi arabi per la creazione di uno Stato palestinese. Il governo Netanyahu ha dichiarato senza mezzi termini: ‘Non facciamo regali al popolo palestinese’. Questa presa di posizione è avvenuta poche ore dopo che il premier ha ritirato i delegati dai negoziati in corso al Cairo per la liberazione degli ostaggi detenuti da Hamas. Le forze speciali israeliane hanno addirittura varcato la soglia dell’ospedale Nasser a Khan Younis, causando morti e feriti, costringendo persino Medici senza Frontiere a lasciare la struttura.
La criticità dell’offensiva militare a Rafah
L’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato un allarme cruciale riguardo all’offensiva militare israeliana a Rafah, definendola ‘una catastrofe umanitaria oltre ogni immaginazione’. La situazione nei Territori palestinesi occupati è descritta come critica, con gli ospedali al collasso e una popolazione di 1,5 milioni di persone stipate in tende di fortuna. Le richieste di aiuto medico sono state respinte da Israele, limitando gravemente l’azione delle agenzie umanitarie. Rik Peeperkorn, rappresentante dell’Oms, ha sottolineato la necessità di corridoi umanitari per garantire l’assistenza medica essenziale a Gaza.
La controffensiva di Israele e le reazioni
Mentre le forze israeliane intensificano le operazioni a Khan Younis e Rafah, provocando una situazione di caos e paura, Medici Senza Frontiere ha dovuto abbandonare l’ospedale Nasser a causa dei continui bombardamenti. L’ong ha denunciato che il personale medico è stato costretto a lasciare i pazienti all’interno della struttura, mettendo in pericolo vite umane. Allo stesso tempo, si è verificata una escalation anche sul fronte esterno settentrionale con il Libano, con Hezbollah che minaccia di rispondere con la stessa moneta agli attacchi israeliani. Israele, a sua volta, ha minacciato di intensificare ulteriormente le azioni militari, incluso il possibile coinvolgimento di Beirut.