Guerra tra Hamas e Israele: 128 morti in un raid su un asilo nido
128 morti, in gran parte donne e bambini, è il tragico bilancio degli attacchi israeliani nella notte tra domenica e lunedì nella Striscia di Gaza. L’agenzia AFP ha riportato i dati forniti dal ministero della Sanità locale, sottolineando la gravità della situazione. Testimoni oculari hanno descritto la scena come "indescrivibile", evidenziando la drammaticità degli eventi che si stanno susseguendo in quest’area martoriata dai continui scontri.
Il raid a Rafah, nel sud di Gaza, ha colpito anche un asilo nido, provocando la morte di due bambine e causando decine di feriti. La città di Khan Yunis è stata altrettanto teatro di bombardamenti intensi, considerata da Tel Aviv come un importante centro strategico per i militanti di Hamas. Secondo quanto riportato dal quotidiano britannico The Guardian, la violenza dei combattimenti non accenna a placarsi, mantenendo la popolazione locale in uno stato di terrore costante.
Stallo negli accordi: Hamas rifiuta la proposta di tregua
Le speranze di una tregua sembrano svanire mentre Hamas sembra orientata a respingere l’ultima proposta presentata dopo i negoziati a Parigi. L’accordo prevederebbe il rilascio graduale degli ostaggi, accompagnato da pause nei combattimenti e dall’invio di aiuti umanitari a Gaza. Tuttavia, fonti riportano che Hamas desidera ottenere da Israele il rilascio di un maggior numero di detenuti palestinesi, complicando ulteriormente le trattative. Il Jerusalem Post, citando Al-Arabiya, sottolinea le richieste del gruppo palestinese e la necessità di garanzie concrete per porre fine alle ostilità.
La figura di Yahya Sinwar, considerato il principale artefice dell’attacco dell’ottobre scorso, emerge come centrale nei colloqui in corso. Sinwar sembra voler ottenere assicurazioni sulla fine del conflitto e sul ritiro delle truppe israeliane, aspetti su cui il premier Netanyahu si è mostrato irremovibile. Il consigliere per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, Jake Sullivan, ha confermato l’allontanamento delle prospettive di un accordo imminente, sottolineando la complessità dei negoziati in corso e l’incertezza sul loro esito finale.
Visita di Blinken: tensioni in crescita nella regione
Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, si trova attualmente in un tour nella regione, cercando di mediare e ridurre le tensioni crescenti. Dopo gli attacchi contro gruppi filo-iraniani in Iraq e Siria, e contro gli Houthi nello Yemen, la situazione è diventata ancora più instabile. Blinken ha visitato diversi Paesi tra cui l’Arabia Saudita, il Qatar, l’Egitto, Israele e la Cisgiordania occupata, nella speranza di favorire un dialogo costruttivo e trovare soluzioni diplomatiche.
Poco prima del suo arrivo, è giunta la notizia dell’uccisione di cinque combattenti curdi in un attacco aereo contro una base statunitense in Siria, alimentando ulteriormente le tensioni nella regione. L’obiettivo di Blinken è quello di ristabilire un clima di relativa calma e di favorire il dialogo tra le parti coinvolte, cercando di evitare un’escalation che potrebbe portare a conseguenze ancora più gravi. La comunità internazionale rimane in attesa di sviluppi, sperando in una rapida risoluzione della crisi in atto.