La rivolta dei curdi in Iran
La forca e la rabbia. Curdi in rivolta in Iran, proteste e scioperi anche nelle acciaierie: Si alza la voce dei curdi rojhelat, i curdi dell’est, quelli dell’Iran, che si ribellano al regime spietato degli ayatollah. Il popolo del Kurdistan iraniano ha aderito massicciamente allo sciopero generale di martedì 30 gennaio per protestare contro l’impiccagione di quattro giovani curdi prigionieri politici. L’ondata di esecuzioni in Kurdistan si è notevolmente intensificata facendo registrare una media di 2,5 impiccagioni al giorno. La macchina oppressiva della Repubblica Islamica dell’Iran miete spietatamente la vita dei giovani della regione. Sei organizzazioni per i diritti umani hanno lanciato un appello ai leader europei, al mondo libero, affinché si mobilitino per fermare la mano del boia in Iran.
Proteste e dissenso diffuso
L’intera popolazione di Ravansar ha condannato l’assassinio dei quattro giovani prigionieri attivisti curdi. Le serrande di tutti i negozi e dei bazar erano abbassate, come a Bukan, Sanandaj, Saqqez, Kamiyarani, Dehgolan, Marivan, Javanroud, Mahabad e diverse altre città. Anche i lavoratori dell’Iran National Steel Industrial Group ad Ahvaz alzano la voce in una protesta ininterrotta. I loro slogan suonano così: “Il nostro nemico è proprio qui; mentono quando dicono che i nemici sono gli Usa e Israele”.
La politica estera iraniana e l’odio verso Israele
Tehran in queste ore sta istigando non solo in patria, ma anche in Europa, all’odio verso gli ebrei e a manifestare in sostegno di Hamas. La complessa rete dei pasdaran, principale sostenitrice militare e finanziaria di Hamas, è molto attiva anche nei paesi europei così come nel Regno Unito. Attraverso enti di beneficenza e istituzioni educative legate ad Hamas. Anche in queste terribili ore del conflitto i giovani del movimento “Donna, vita, libertà” si mostrano apertamente contro Hamas, Hezbollah e Jihad islamica, considerati tutti proxy della Repubblica islamica iraniana.
La lotta per la democrazia e i diritti umani in Iran
Per 44 anni il regime iraniano ha cercato di fare il lavaggio del cervello alla popolazione. Ha indottrinato i bambini fin dalla più tenera età, instillando l’odio per l’Occidente, per l’America, per Israele, per gli ebrei. Li hanno costretti, sin dalle scuole elementari, a bruciare la bandiera statunitense e quella della stella di Davide, ma ora gli iraniani e le iraniane gridano nelle strade di tutti i maggiori centri urbani: “Il nostro regime islamico è come l’Isis, è come Hamas e per questo deve essere abbattuto”.
Il mandato presidenziale di Rouhani fu segnato da forti tensioni con Khamenei, poiché il politico “moderato” ha ripetutamente sfidato il potente capo religioso. I due raramente andavano d’accordo su questioni chiave, compresi i controversi programmi nucleari e missilistici dell’Iran, che hanno sempre pesato molto sulla già precaria economia del paese. Rouhani con discorsi audaci nel 2014 e nel 2016, con cui metteva in guardia contro la loro corruzione dello Stato profondo, quello dei pasdaran che possiede armi e media, era una spina nel fianco delle Guardie rivoluzionarie, che non solo controllano gran parte dell’esercito, ma gestiscono l’apparato di intelligence e che sono un gigantesco conglomerato finanziario.