Interrogatorio rivelatore: il conte di Costigliole e l’aggressione a Torino
Un pomeriggio di rivelazioni ha tenuto banco nel Palagiustizia di Torino, dove Pietro Costanzia di Costigliole, nobile piemontese di 23 anni, ha fornito la sua versione dei fatti riguardo l’aggressione che ha visto come vittima il giovane O.B., il cui destino è stato tragicamente segnato dall’amputazione della gamba sinistra. Accompagnato dal suo legale, Wilmer Perga, Costanzia ha trascorso cinque ore in un serrato interrogatorio davanti ai pm Mario Bendoni e Davide Pretti, emergendo con una narrazione che cerca di gettare nuova luce sull’accaduto.
La confessione di Costanzia si discosta nettamente dalla rappresentazione iniziale dell’accaduto, specificando che l’arma utilizzata non era un machete ma un pugnale, un dettaglio che potrebbe ribaltare le precedenti interpretazioni dell’evento. «Sì, volevo picchiarlo, ma non ucciderlo. E neanche ferirlo così gravemente», ha dichiarato il conte, sottolineando la sua intenzione di non recare un danno irreparabile alla vittima.
Una spedizione punitiva con esito tragico
Il movente dietro l’aggressione, secondo quanto riportato da Costanzia, sarebbe stato un atto di difesa dell’onore della propria fidanzata, molestata da O.B. attraverso gesti indecorosi. Tale rivelazione aggiunge un ulteriore strato di complessità alla vicenda, distanziandola dalle ipotesi iniziali che la legavano a questioni di droga o debiti irrisolti. La decisione di agire è scaturita dopo aver appreso il luogo in cui trovare O.B., segnando il culmine di una ricerca che il conte non ha intrapreso da solo, come emerge dalle sue parole: «Non ero l’unico a cercarlo».
La dinamica dell’aggressione, così come descritta da Costanzia, evidenzia una preparazione e un’intenzione iniziale diverse da quelle che hanno poi condotto al tragico esito. La scelta di armarsi di un pugnale, e non di un oggetto più letale come un machete, sembra indicare una volontà di intimidazione più che di effettiva violenza fisica. Tuttavia, le conseguenze degli atti di Costanzia si sono rivelate molto più gravi di quanto egli stesso avesse previsto o desiderato.
La ricerca dell’arma e le implicazioni legali
Nei dettagli forniti durante l’interrogatorio, Costanzia ha indicato di aver gettato l’arma mentre fuggiva, probabilmente vicino al fiume Po, offrendo agli investigatori una pista concreta per il recupero del pugnale. Questo elemento potrebbe rivelarsi cruciale per le indagini, offrendo una prova materiale della versione dei fatti presentata dal conte.
Il racconto di Costanzia, ora al vaglio dei magistrati, solleva interrogativi sulla genuinità delle sue intenzioni e sulla premeditazione dell’aggressione. Il ritrovamento del pugnale, così come la valutazione delle testimonianze e delle prove raccolte, sarà determinante per stabilire la responsabilità penale di Costanzia e del fratello Rocco, anch’egli detenuto con l’accusa di tentato omicidio.
Una vicenda dai molteplici risvolti
L’interrogatorio di Pietro Costanzia di Costigliole apre nuovi scenari su una vicenda che ha già scosso l’opinione pubblica torinese e non solo. La distinzione tra l’intenzione dichiarata di ‘picchiare’ e non di ‘uccidere’ getta una luce diversa sulle dinamiche dell’aggressione, pur non attenuando la gravità dell’atto commesso e delle sue conseguenze sulla vita di O.B.
La collaborazione di Costanzia con le autorità, manifestata attraverso la disposizione a rivelare il luogo in cui ha abbandonato l’arma, potrebbe giocare un ruolo nelle valutazioni future della sua posizione legale. Tuttavia, resta il fatto incontestabile che un giovane ha perso una gamba e ha rischiato la vita a causa di un gesto di violenza inaudita, un evento che, indipendentemente dalle motivazioni sottostanti e dalle eventuali attenuanti, ha lasciato una ferita profonda nella comunità.
La vicenda continua ad evolversi, con la comunità e il sistema giudiziario ancora in attesa di capire tutte le sfumature di questo tragico evento. Gli occhi sono ora puntati sulle prossime mosse degli investigatori e sulle decisioni della magistratura, che dovrà fare luce su una storia di violenza, onore, e conseguenze impreviste. Nel frattempo, la ricerca del pugnale potrebbe fornire le risposte che tutti stanno cercando, chiudendo un capitolo di questa torbida vicenda e, forse, iniziandone uno nuovo verso la giustizia e la comprensione.