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Il dibattito sull’assistenza al suicidio in Emilia-Romagna: tra etica e legge
La questione dell’assistenza al suicidio si colloca al centro di un acceso dibattito in Italia, con l’Emilia-Romagna che emerge come regione pioniera nell’attuazione di protocolli specifici per rispondere alle richieste di suicidio medicalmente assistito. La recente polemica nasce dal ricorso presentato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e dal Ministero della Salute al Tar dell’Emilia-Romagna, il quale mira all’annullamento delle delibere regionali che disciplinano questa pratica. La contestazione principale riguarda l’istituzione del COREC, il Comitato regionale per l’etica nella clinica, e le tempistiche stabilite per l’iter di fine vita, che non dovrebbero superare i 42 giorni dalla presentazione della richiesta da parte del paziente.
Il ruolo del COREC nell’iter del suicidio assistito
L’Emilia-Romagna si distingue per aver definito un percorso chiaro e normato per il suicidio medicalmente assistito, affidando al COREC un ruolo di primo piano. Questo organismo, già esistente presso l’AUSL-IRCCS di Reggio Emilia, è stato scelto per la sua esperienza e per garantire un’approcciazione uniforme sul territorio alle richieste di suicidio assistito. Il COREC opera con criteri ben definiti, evitando ogni arbitrio: il paziente deve essere affetto da una patologia irreversibile, con sofferenze ritenute intollerabili e deve essere in grado di prendere decisioni consapevoli. La scelta di affidare al COREC queste valutazioni nasce dalla necessità di avere un organismo con competenze specifiche, diverse da quelle dei Comitati etici tradizionalmente orientati alla valutazione di studi sulla clinica e farmaci.
La sentenza della Corte e la reazione delle istituzioni
La necessità di un organismo come il COREC è stata evidenziata dalla sentenza della Corte costituzionale, che ha sottolineato l’importanza di un’attenta valutazione delle richieste di suicidio assistito. La Regione Emilia-Romagna, recependo queste indicazioni, ha optato per la creazione di un comitato ad hoc, riconoscendo le limitazioni dei Comitati etici tradizionali in questo ambito. Nonostante l’appoggio delle Regioni e la chiara posizione assunta dalla Regione Emilia-Romagna, il Ministero della Salute ha sollevato dubbi, arrivando a contestare le delibere regionali mediante un ricorso al TAR.
La posizione del Ministero della Salute e le implicazioni future
Il Ministero della Salute, con un decreto di gennaio 2023, ha chiarito che i Comitati etici territoriali (CET) possono occuparsi di questioni etiche legate alla ricerca clinica e assistenziale, a meno che specifiche funzioni non siano già attribuite ad altri organismi. Questa presa di posizione, pur non negando la possibilità di coinvolgere i CET in materie etiche, solleva interrogativi sull’effettiva capacità e competenza di questi comitati di occuparsi adeguatamente di richieste di suicidio assistito, vista la loro origine e finalità primaria.
Il contributo del COREC alla comunità e alla sanità regionale
Il COREC non si limita alla valutazione delle richieste di suicidio assistito, ma offre un servizio più ampio alla comunità sanitaria. Fornisce supporto ai professionisti in situazioni di difficoltà decisionale, valuta casi etici complessi e promuove iniziative di sensibilizzazione e formazione su temi etici e bioetici. Questo approccio multidisciplinare e la sua autonomia rispetto alle strutture sanitarie garantiscono un’analisi equilibrata e professionale delle questioni etiche, contribuendo a migliorare la qualità dell’assistenza e la risposta ai bisogni dei pazienti.
L’Emilia-Romagna si conferma così all’avanguardia nella gestione di tematiche delicate come il suicidio assistito, cercando di bilanciare il rispetto delle volontà individuali con la necessità di un’attenta valutazione etica e medica. La sfida ora sarà quella di conciliare le disposizioni regionali con le esigenze normative nazionali, in un dialogo costruttivo che tenga conto della dignità del paziente e dei principi etici fondamentali.