La Dda di Torino intensifica le indagini sul caso Sitaf-’ndrangheta
In un contesto di crescente attenzione verso le infiltrazioni mafiose nel nord Italia, la Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Torino ha recentemente messo sotto i riflettori Salvatore Gallo, ex manager di Sitaf, e Roberto Fantini, ex amministratore delegato di Sitalfa, entrambi coinvolti in un’inchiesta denominata Echidna. Quest’ultima mira a disarticolare le presunte infiltrazioni della ‘ndrangheta nel settore degli appalti in Piemonte, soprattutto quelli legati alla manutenzione di strade e autostrade.
L’indagine ha segnato un nuovo capitolo con la richiesta da parte della Dda di applicare la misura degli arresti domiciliari per Gallo, 85 anni, dopo che un primo diniego era stato opposto dal giudice per le indagini preliminari (gip). Malgrado Gallo non sia implicato direttamente in reati di associazione mafiosa, le accuse a suo carico riguardano il peculato, in particolare per aver presumibilmente offerto o promesso favori in cambio di voti per candidati del Partito Democratico (Pd) alle amministrative del 2021. La decisione finale spetterà ora al tribunale del riesame.
Roberto Fantini si difende dalle accuse
Parallelamente, Roberto Fantini, 58 anni, si trova al centro di un’inchiesta per aver presumibilmente favorito imprese legate alla ‘ndrangheta nell’ottenimento di appalti per la manutenzione dell’autostrada Torino-Bardonecchia. Nonostante le gravi accuse, Fantini ha respinto ogni addebito durante un’udienza di fronte al gip, dichiarandosi completamente estraneo alle attività illecite che gli vengono contestate.
La difesa di Fantini, guidata dall’avvocato penalista Roberto Capra, ha espresso ottimismo riguardo l’esito dell’inchiesta, sottolineando la debolezza delle accuse e l’assenza di prove concrete. Capra ha inoltre enfatizzato la legittimità dei rapporti di lavoro intrattenuti da Sitalfa, azienda regolarmente autorizzata a operare in Piemonte e mai esclusa dalla cosiddetta ‘white list’ delle imprese pulite.
Reazioni e conseguenze nel tessuto politico e istituzionale
L’inchiesta ha avuto ripercussioni anche sul piano politico e istituzionale. Roberto Fantini, infatti, era stato nominato nel novembre 2022 membro dell’ente Orecol, l’osservatorio della Regione Piemonte incaricato di vigilare sulla trasparenza e legalità degli appalti. A seguito delle accuse, il presidente dell’osservatorio e il presidente della Regione Piemonte hanno richiesto la sua rimozione dall’incarico, dimostrando la volontà delle istituzioni di mantenere un’immagine di integrità e legalità.
In un contesto così delicato, anche i membri della famiglia Pasqua, arrestati nell’ambito della stessa operazione, hanno scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere durante l’interrogatorio, rimandando ogni dichiarazione a un momento successivo, dopo un’attenta analisi degli atti investigativi. L’avvocato Cosimo Palumbo, che rappresenta i Pasqua, ha mantenuto una linea di riservatezza, evitando di commentare pubblicamente le fasi del processo e confermando la strategia di difesa basata sull’esame approfondito delle migliaia di pagine che costituiscono il dossier dell’accusa.
La complessità e la delicatezza delle accuse sollevate dall’inchiesta Echidna riflettono l’incessante impegno delle autorità italiane nel contrasto alle infiltrazioni mafiose nel tessuto economico e politico del paese. La vicenda, ancora in pieno sviluppo, continua a tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni, in attesa di ulteriori sviluppi giudiziari che potrebbero gettare nuova luce sulle dinamiche di potere e corruzione che minacciano l’integrità dello stato.