Tensioni a Napoli: scontri e proteste contro celebrazioni NATO e accordi con Israele
Napoli, città di storia e cultura, si è trasformata in un teatro di tensioni e confronti. Ieri, le strade della centrale via Toledo hanno ospitato scene di disordini in occasione della manifestazione prevista al Teatro San Carlo per celebrare i 75 anni dalla fondazione della NATO. Un evento che, anziché unire, ha diviso, catalizzando l’attenzione di collettivi universitari e associazioni come Potere al Popolo. Questi gruppi, forti di un centinaio di giovani, hanno cercato di fare sentire la loro voce contro la celebrazione, incontrando la dura risposta delle forze dell’ordine. Manganellate hanno segnato il tentativo di superare i cordoni di sicurezza, lasciando sul campo feriti e contusi, tra cui tre manifestanti colpiti alla testa.
Le proteste non si sono limitate all’evento del San Carlo ma hanno trovato terreno fertile anche nell’ambito accademico. La vigilia dello sciopero nazionale degli universitari ha visto l’occupazione del rettorato dell’Università Federico II. Al centro delle contestazioni, un bando del ministero per gli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale destinato a promuovere iniziative di collaborazione tra Italia e Israele. Gli attivisti hanno richiesto che gli atenei rifiutino di partecipare e che il bando venga ritirato.
L’Università Federico II al centro delle proteste
Il rettorato dell’ateneo napoletano è stato teatro di una manifestazione simbolica: lo striscione ‘Stop accordi con Israele’ e una bandiera palestinese hanno adornato la facciata principale, segno tangibile del dissenso studentesco. Un comunicato dei giovani attivisti ha espresso la loro stanchezza per le ‘bugie’ circolanti negli atenei e la ‘militarizzazione’ dei luoghi del sapere. Queste azioni sono state motivate dalla percezione di una complicità dell’accademia con politiche ritenute oppressive.
Le critiche si sono concentrate sulle implicazioni del bando, interpretato come un sostegno a progetti che, secondo gli attivisti, potrebbero avere applicazioni militari (‘dual use’) e quindi contribuire alla controversia Israelo-Palestinese. La questione idrica, l’agricoltura avanzata e le tecnologie ottiche sono stati i punti focali delle preoccupazioni espresse, con un parallelo tracciato con la situazione in Ucraina.
Controversie e richieste di dialogo ignorate
La Federico II ha vissuto momenti di ulteriore tensione quando, nella sede di Lettere e Filosofia, era previsto un incontro intitolato ‘Talking about a genocide’. L’evento ha sollevato le perplessità della comunità ebraica napoletana, che ha visto nella narrazione proposta un’interpretazione tendenziosa del termine ‘genocidio’ e una negazione del diritto di esistere dello stato di Israele. La presidente della comunità ebraica ha espresso la propria preoccupazione in una lettera indirizzata al rettore, sottolineando il rischio di un dibattito che potesse alimentare narrazioni unilaterali.
Gli attivisti pro-Palestina non hanno taciuto di fronte a questi tentativi di limitare il dibattito, riconoscendo nel gesto un riflesso delle politiche sioniste di negazione dei diritti del popolo palestinese. La loro risposta evidenzia una profonda frattura nel dialogo su questioni di diritto internazionale e di giustizia sociale, con Napoli che si conferma teatro di un confronto globale sulle politiche di cooperazione e sulle libertà accademiche.
In un contesto così carico di tensioni, la città di Napoli si ritrova al centro di dibattiti che vanno ben oltre i suoi confini, riflettendo questioni di politica internazionale, diritti umani e libertà di espressione. La giornata di proteste, segnata da momenti di violenza e da richieste di dialogo rimaste inascoltate, lascia aperte molte questioni sul ruolo delle istituzioni educative e sulla responsabilità sociale degli accordi internazionali.