La vita delle comunità Rom, Sinti e Camminanti in Italia rimane segnata da ostacoli e pregiudizi che ne impediscono l’integrazione piena nella società. Nonostante gli anni passati in Italia e gli sforzi per inserirsi, queste comunità continuano a trovarsi di fronte a discriminazioni e stereotipi che limitano le loro opportunità di vita. Ervin Bajrami, attivista del movimento transnazionale Kethane e testimone diretto di queste dinamiche, porta alla luce le sfide quotidiane che queste minoranze affrontano nel tentativo di costruire un futuro nel Paese che li ha accolti.
Discriminazioni e Stereotipi Radicati
Bajrami, fuggito dalla guerra del Kosovo quando aveva solo otto anni, ha sperimentato in prima persona la doppia discriminazione di essere Rom e gay in Italia. “Nella mia vita sono stato discriminato due volte, prima perché Rom e poi in quanto gay,” afferma Bajrami, evidenziando come persino all’interno della comunità Lgbt+ si possano riscontrare pregiudizi radicati. La sua storia è esemplare della complessità delle dinamiche di esclusione che affliggono le minoranze nel Paese.
La Ghettizzazione dei Rom
La situazione abitativa è uno dei principali fattori di esclusione per le persone Rom in Italia. Molti di loro sono confinati in campi che dovrebbero essere soluzioni temporanee ma che diventano permanenti, perpetuando un ciclo di povertà e segregazione. “Adesso ci sono campi ancora aperti da 40 anni in cui continua a stanziare una terza generazione di persone Rom nate e cresciute in Italia,” denuncia Bajrami, sottolineando come queste condizioni di vita siano il frutto di una discriminazione istituzionalizzata.
Barriere all’Istruzione e all’Occupazione
L’accesso all’istruzione e al lavoro rappresenta un’altra sfida critica. I bambini Rom spesso ricevono un’istruzione inadeguata, se non addirittura inesistente, a causa di sistemi scolastici che li emarginano o li inseriscono in classi differenziali. “I genitori non decidono da un giorno all’altro di non mandare i figli a scuola, ma le discriminazioni da parte di compagni e insegnanti non li fanno sentire al sicuro,” spiega Bajrami. Sul fronte lavorativo, la residenza in un campo Rom può significare maggiori difficoltà nella ricerca di un’occupazione dignitosa, spingendo alcuni verso l’economia sommersa o peggio.
La Narrazione Negativa nei Media e nelle Politiche
La rappresentazione negativa delle persone Rom e Sinti nei media e nelle dichiarazioni politiche contribuisce a perpetuare stereotipi dannosi e a giustificare politiche discriminatorie. “Si insiste nel raccontarli per pura propaganda,” afferma Bajrami, criticando il modo in cui vengono distorti i fatti per alimentare una narrazione negativa. Questa tendenza non solo ostacola l’integrazione delle comunità Rom e Sinti ma alimenta anche sentimenti di ostilità e xenofobia nella società più ampia.
La Necessità di Riconoscimento e Dialogo
Nonostante le sfide, Bajrami e molti altri attivisti continuano a lottare per il riconoscimento dei diritti e della dignità delle persone Rom e Sinti in Italia. “Non siamo riconosciuti come minoranza etnico-linguistica, anche se abbiamo una cultura, tradizioni, una lingua millenaria,” lamenta Bajrami, sottolineando l’importanza di un riconoscimento formale che potrebbe aprire la strada a politiche più inclusive. È essenziale avviare un dialogo costruttivo che includa le comunità Rom e Sinti nelle decisioni che riguardano il loro futuro, superando i pregiudizi e lavorando insieme per costruire una società più equa e inclusiva.
La storia di Bajrami e delle comunità Rom, Sinti e Camminanti in Italia è un forte promemoria delle discriminazioni che ancora oggi persistono e della necessità di adottare un approccio più umano e inclusivo. È tempo che la società italiana affronti questi problemi strutturali e lavori attivamente per eliminare le barriere che impediscono a queste comunità di realizzare il loro pieno potenziale.