Via libera alla riforma: il Senato approva l’elezione diretta del premier
La commissione Affari costituzionali del Senato ha approvato una modifica storica all’articolo 92 della Costituzione, introducendo il principio dell’elezione diretta del capo del governo. Questa decisione segna un punto di svolta nell’iter legislativo, non senza sollevare una serie di interrogativi sul futuro assetto politico dell’Italia. La riforma prevede, inoltre, un limite ai mandati, un premio di maggioranza e conferisce al presidente del Consiglio dei ministri il diritto di nomina e di revoca, con il presidente della Repubblica che assume il ruolo di esecutore di tali decisioni.
Maria Elisabetta Alberti Casellati, ministro per le Riforme istituzionali e la semplificazione normativa, ha sottolineato l’importanza di procedere alla legge elettorale solo dopo una prima approvazione della riforma, per evitare limitazioni troppo stringenti al testo attualmente in discussione. La Casellati ha ribadito che la legge elettorale sarà realizzata successivamente, per garantire una piena efficienza della riforma proposta.
Le opzioni sul tavolo: soglia minima e ballottaggio
Alberto Balboni, senatore di Fratelli d’Italia e presidente della commissione, ha evidenziato due possibili soluzioni per assicurare governabilità e rappresentanza in seguito all’approvazione del premierato: l’introduzione di una soglia minima e il meccanismo del ballottaggio. Quest’ultimo, in particolare, è stato indicato come un possibile rimedio alle disparità che la riforma potrebbe introdurre. Giuseppe Conte, leader del Movimento 5 Stelle, ha espresso il proprio favore verso il sistema di ballottaggio, considerandolo un correttivo alle possibili distorsioni generate dalla riforma.
Da parte sua, la Lega, attraverso il vicepresidente della commissione Paolo Tosato, ha richiesto chiarezza sull’assicurazione di una maggioranza parlamentare per il premier eletto, sottolineando la necessità di una legge “perfetta” per evitare ritardi nel processo legislativo. La posizione espressa da Tosato evidenzia l’importanza di una soluzione efficace che possa funzionare senza necessità di ulteriori modifiche post-approvazione.
Il fronte dell’opposizione e i prossimi passi
Le opposizioni, tuttavia, non hanno mancato di esprimere il proprio dissenso. Alessandra Maiorino, vice presidente del gruppo M5S, e Brando Benifei, capodelegazione del Pd a Bruxelles, hanno criticato la riforma, definendola rispettivamente “pasticciata e strabica” e un tentativo di “smantellare le garanzie fondamentali delle nostre istituzioni”. Queste posizioni mettono in luce la profonda divisione tra maggioranza e opposizione sul tema della riforma del premierato elettivo.
L’approvazione in commissione di un emendamento del governo, che ha impedito l’esame di oltre 700 proposte di modifica presentate dall’opposizione, ha suscitato ulteriori critiche. Peppe De Cristofaro, senatore di Avs, ha interpretato questo gesto come una conferma dell’ostruzionismo denunciato dalla maggioranza e dalla ministra Casellati, mentre l’avvicinarsi delle elezioni europee vede Fratelli d’Italia accelerare i tempi, con Alberto Balboni che annuncia la presentazione in Senato del Coordinamento dei comitati cittadini per il Referendum.
La modifica all’articolo 92 della Costituzione introduce, dunque, il premierato elettivo, con un sistema di elezione diretta del Presidente del Consiglio, un limite ai mandati consecutivi e un premio di maggioranza. Queste modifiche rappresentano un cambiamento significativo nella governance italiana, e il dibattito in corso riflette l’importanza e la complessità dell’intervento proposto. Il testo resterà in Commissione fino a fine aprile, dopodiché sarà pronto per essere discusso in Aula, segnando i prossimi passi di un percorso legislativo che si preannuncia ancora lungo e controverso.