![Il declino demografico in Italia: analisi approfondita e prospettive future 1 20240402 085741 2](https://masainews.it/wp-content/uploads/2024/03/20240402-085741-2.webp)
Il calo demografico in Italia: un’analisi dettagliata
Il panorama demografico italiano è segnato da una tendenza che vede il calo continuo del tasso di natalità. Secondo le ultime rilevazioni provvisorie dell’Istituto Nazionale di Statistica (Istat) per l’anno 2023, il Paese ha registrato solamente 379 mila nascite, con un tasso di natalità che si attesta al 6,4 per mille, rispetto al 6,7 per mille del 2022. Questo dato colloca l’Italia in una situazione di preoccupante decrescita demografica, con un numero medio di figli per donna che si riduce a 1,20 rispetto all’1,24 del precedente anno, avvicinandosi pericolosamente al minimo storico del 1995 fissato a 1,19 figli.
Un dato significativo emerge dal confronto regionale, che vede il Trentino-Alto Adige mantenere la posizione di leader nazionale per fecondità, nonostante un calo da 1,51 nel 2022 a 1,42 figli per donna nel 2023. Al contrario, la Sardegna si conferma la regione con il tasso di fecondità più basso, posizionandosi sotto la soglia di un figlio per donna per il quarto anno consecutivo, con un indice che scende a 0,91 nel 2023.
Distribuzione della fecondità nelle province italiane
Analizzando i dati a livello provinciale, Bolzano si distingue con il più alto numero medio di figli per donna, nonostante una diminuzione da 1,64 nel 2022 a 1,56 nel 2023. Seguono le province di Gorizia, Palermo, Reggio Calabria, Ragusa e Catania, tutte con un indice superiore alla media nazionale. In netto contrasto, tutte le province della Sardegna registrano una fecondità inferiore al figlio per donna, con Cagliari e il Sud Sardegna che toccano il punto più basso a 0,86.
La diminuzione delle nascite, pari a 14 mila unità rispetto al 2022, rappresenta non solo un fenomeno temporaneo ma segna un trend di decrescita iniziato nel 2008, ultimo anno di aumento delle nascite in Italia. Da allora, il calo è stato di 197 mila unità, pari al -34,2 percento, interessando sia i nati di cittadinanza italiana che straniera, questi ultimi rappresentando il 13,3% del totale dei neonati nel 2023.
La contrazione della popolazione in età riproduttiva
Il calo della natalità non può essere disgiunto dalla riduzione della popolazione femminile in età riproduttiva (15-49 anni), che in dieci anni è passata da 13,4 milioni a 11,5 milioni. Anche la popolazione maschile ha subito una diminuzione, attestandosi a 12 milioni rispetto ai 13,5 milioni del 2014. Questa contrazione demografica ha inciso particolarmente nel Nord Italia, dove il numero di figli per donna è sceso da 1,26 nel 2022 a 1,21 nel 2023. Il Centro e il Mezzogiorno mostrano anch’essi una flessione, sebbene meno marcata.
Accanto al calo quantitativo, si osserva una tendenza al rinvio della maternità. L’età media al parto nel 2023 è salita a 32,5 anni, con un incremento di 0,1 anni rispetto al 2022. Questo fenomeno è più accentuato nel Nord e nel Centro Italia, benché il Mezzogiorno registri l’aumento maggiore rispetto all’anno precedente, passando da 32,0 a 32,2 anni.
La prospettiva europea e internazionale
La questione demografica italiana si inserisce in un contesto europeo e internazionale che vede paesi affrontare sfide simili, sebbene con dinamiche e intensità diverse. In Europa, la tendenza al calo delle nascite e all’invecchiamento della popolazione è un tema centrale, che richiede politiche innovative per stimolare la natalità e gestire le conseguenze socio-economiche di una popolazione che invecchia. Gli Stati Uniti, pur mostrando un dinamismo demografico maggiore, non sono esenti da questioni legate al rinnovo generazionale e all’integrazione dei migranti, cruciali per il sostentamento della crescita economica e del welfare.
In questo scenario, l’Italia rappresenta un caso emblematico delle sfide poste dalla transizione demografica. La riduzione delle nascite, l’aumento dell’età media al parto e la diminuzione della popolazione in età riproduttiva pongono interrogativi urgenti sul futuro socio-economico del paese. Politiche volte a sostenere le famiglie, incentivare la natalità e integrare efficacemente i migranti nel tessuto sociale ed economico sono più che mai necessarie per invertire queste tendenze e garantire uno sviluppo sostenibile.