Scandalo a Messina: l’accusa di corruzione all’ex candidato sindaco Maurizio Croce
Un superburocrate sotto accusa
Maurizio Croce, ex assessore regionale e candidato sindaco a Messina, è stato recentemente colpito da un’inchiesta che lo ha portato agli arresti domiciliari. Le accuse nei suoi confronti riguardano presunte richieste di favori e regali in cambio di appalti e influenze nel settore pubblico. Secondo la gip Arianna Raffa, Croce si muoveva tra Roma e Palermo, mantenendo una rete di contatti che avrebbe favorito pratiche illecite. Cresciuto politicamente sotto l’ala di Totò Cardinale, aveva un ruolo di spicco nella gestione della ‘cosa pubblica’ in Sicilia, con incarichi di rilievo per interventi contro il dissesto idrogeologico e altri progetti regionali.
Accuse di corruzione e favoritismi
Le indagini hanno rivelato che Croce avrebbe chiesto regali e favori a imprenditori per sé e per gli amici. Uno degli episodi illustrati dall’imprenditore Giuseppe Capizzi riguarda la richiesta di un orologio Rolex Daytona per un amico di Croce. Questo favoritismo si estendeva anche a incarichi e appalti, come nel caso del Verdura Resort di Sciacca, dove Croce avrebbe chiesto interventi di messa in sicurezza in cambio di presunti vantaggi futuri. Le dichiarazioni dell’imprenditore, supportate dalle indagini della Guardia di Finanza, hanno gettato luce su un presunto sistema di scambio di favori e influenze nel contesto politico e imprenditoriale di Messina. L’inchiesta ha portato alla luce anche altri dettagli, come il trasporto di un’auto del burocrate da Messina a Roma e finanziamenti sospetti per la campagna elettorale. Le richieste di favori e regali sembrano essere state parte di un sistema più ampio di corruzione e favoritismi che coinvolgevano Croce e il suo stretto collaboratore, Francesco Vazzana. Le indagini continuano a mettere in luce dettagli sul presunto coinvolgimento del politico in pratiche illecite, mentre le autorità locali valutano possibili azioni disciplinari nei suoi confronti.