![Angela Bedoni: La lotta per la giustizia e la cultura della sicurezza stradale 1 20240314 153224 1](https://masainews.it/wp-content/uploads/2024/03/20240314-153224-1.webp)
Angela Bedoni: 20 anni senza sua figlia
Angela Bedoni, 64 anni, vive da due decenni con il dolore di una perdita incolmabile: la morte della figlia Lucia Pozzi, 17enne, investita da un Suv a 100 chilometri orari mentre rientrava a casa la sera di Natale del 2004 a Melegnano. Questa tragedia ha segnato profondamente la vita di Angela e della sua famiglia, lasciando ferite che il tempo non potrà mai rimarginare completamente.
La lotta per la giustizia
La vicenda legale legata all’incidente ha portato solo a una condanna per omicidio volontario, senza che l’investitore trascorresse nemmeno un giorno dietro le sbarre. La mancanza di adeguata giustizia ha accentuato il dolore e l’amarezza di Angela, che ha lottato per anni per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni riguardo ai pericoli delle strade e alla necessità di norme più severe e rispettate.
Angela riflette su questi vent’anni segnati dal vuoto lasciato dalla figlia, sui pochi cambiamenti normativi e sul persistere di comportamenti a rischio che minacciano la sicurezza di tutti i cittadini. La sua voce si unisce a quella di altre vittime e associazioni per chiedere un’impegno più concreto e una maggiore attenzione da parte delle istituzioni e della società nel suo complesso.
La necessità di una cultura della sicurezza stradale
Angela sottolinea come la cultura della sicurezza stradale sia ancora carente, con poche strade limitate a 30 chilometri orari e una riforma che minaccia di bloccare strumenti cruciali come gli autovelox. Questi strumenti, nonostante le polemiche, sono fondamentali per ridurre gli incidenti e salvare vite umane, come dimostrano in maniera inequivocabile i dati statistici.
Il suo appello a Giorgia Meloni è un invito a riflettere sulle scelte in campo legislativo e a considerare con maggiore attenzione le implicazioni che una riforma del Codice della Strada potrebbe comportare. È un grido di dolore e di speranza, mosso dalla convinzione che solo con un’impegno collettivo e una cultura della responsabilità possiamo rendere le strade più sicure per tutti, evitando tragedie come quella che ha segnato per sempre la vita di Angela e della sua famiglia.