Impianti sciistici: crisi climatica e incertezza finanziaria
La situazione degli impianti sciistici in Italia è sempre più precaria, con la mancanza di neve e le temperature record che mettono a dura prova il settore. I dati del dossier Nevediversa 2024 di Legambiente evidenziano un quadro allarmante: 177 impianti temporaneamente chiusi, 93 impianti aperti a singhiozzo e 260 strutture dismesse. Inoltre, si registrano 241 casi di impianti che sopravvivono solo grazie a finanziamenti pubblici consistenti.
La crisi climatica e l’aumento delle temperature stanno cambiando radicalmente il volto della montagna, rendendo il manto nevoso sempre più effimero sulle Alpi e sull’Appennino. Anche i bacini idrici per l’innevamento artificiale sono in aumento, con 158 censiti, mentre i finanziamenti del Ministero del Turismo sono principalmente orientati verso l’ammodernamento degli impianti sciistici, relegando la promozione dell’ecoturismo a una quota significativamente inferiore.
Osservati speciali: Piemonte, Emilia-Romagna e Toscana
Le regioni del Piemonte, dell’Emilia-Romagna e della Toscana non sono esenti dagli impatti della crisi climatica sui loro impianti sciistici. In Piemonte, nonostante l’inverno più caldo degli ultimi 70 anni, i fondi erogati per il settore continuano a crescere, superando i 32 milioni di euro per il biennio 2023-2025. Anche in Emilia-Romagna, la stagione 2023/24 ha visto stanziamenti consistenti per compensare le imprese turistiche danneggiate dalla scarsità di neve.
Nella Toscana, il progetto dell’impianto funiviario Doganaccia-Corno alle Scale evidenzia una spesa significativa, mentre il direttore generale di Legambiente, Giorgio Zampetti, sottolinea l’urgenza di superare la monocultura dello sci in pista. I numeri in aumento degli impianti dismessi e delle problematiche legate all’innevamento artificiale mettono in evidenza la crisi che sta attraversando il settore montano invernale.
Finanziamenti e prospettive in altre regioni
In Valle d’Aosta, le piccole stazioni sciistiche ricevono un sostegno economico annuale di 2 milioni di euro, mentre la Monterosa Ski ha ottenuto finanziamenti pubblici consistenti. La Regione Lombardia investe notevoli risorse in opere e ampliamenti in vista delle prossime Olimpiadi invernali MI-CO 2026, con stanziamenti anche per località colpite dalla riduzione dell’innevamento naturale.
In Veneto, sono previsti finanziamenti per il settore sciistico e il collegamento di diverse aree, mentre in Trentino-Alto Adige si sostiene lo sci in pista con consistenti contributi pubblici per la realizzazione di bacini artificiali. La Regione Friuli-Venezia Giulia ha pianificato un investimento di quasi 140 milioni, di cui la maggior parte è destinata ai poli sciistici montani.
Olimpiadi Milano-Cortina 2026: sfide e ritardi
Le Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026 sono caratterizzate da ritardi, rialzi di costi e scelte discutibili, mentre la sostenibilità rimane un obiettivo difficile da raggiungere. Legambiente segnala opere costose finanziate con importi elevati, che dovrebbero essere realizzate in Lombardia, Veneto e Trentino-Alto Adige. La gestione dell’eredità olimpica rappresenta una sfida per molte città ospitanti, con impianti costosi, poco utilizzati o addirittura abbandonati, sollevando interrogativi sulle ripercussioni economiche, sociali ed ambientali.