Sondaggi fallaci: il dibattito politico post-elettorale
Da parte di esponenti di partito e commentatori dall’animo talvolta sin troppo militante, è ormai un continuo annunciare e smentire, spesso nello spazio di poche settimane o giorni. Detta una cosa oggi, domani si afferma allegramente il contrario, sperando nella scarsa memoria dell’interlocutore. Mai qualcuno che si scusi o che dica: ho (abbiamo) sbagliato.
Il voto in Abruzzo e le implicazioni nazionali
Il voto in Abruzzo doveva dunque avere una valenza nazionale, a maggior ragione dopo l’esito della consultazione sarda favorevole al centrosinistra. Doveva essere, se quest’ultimo avesse vinto di nuovo come dicevano sondaggi che in realtà nessuno ha visto e che parlavano di un appassionante testa a testa, anzi di un prodigioso sorpasso del Fronte del Bene sul Fronte del Male, l’inizio di una fase politica completamente nuova.
Fase segnata dalla consacrazione del “campo largo” come alleanza non più occasionale, ma strategica tra Pd e M5S, senza considerare gli altri compagni di strada. Dal conseguente logorarsi dell’immagine di Giorgia Meloni e dall’acuirsi delle divisioni interne al centrodestra, che certo non avrebbe retto l’urto di una seconda e devastante sconfitta. Dal diffondersi di un clima sociale e culturale nuovo, segnato dalla “forza della speranza progressista” contro una destra che vive solo di paura e intolleranza, come sostenuto con slancio lirico dal Grande Scrittore Impegnato prestato per un giorno alla politica.
Analisi dei risultati elettorali
Ma in Abruzzo, come si è visto, il centrodestra ha (ri)vinto, anche con largo margine. Politici appartenenti al campo sconfitto e fior di opinionisti loro fiancheggiatori si sono quindi affrettati a spiegare, smentendo il se stessi del giorno prima, che in fondo si è trattato di una consultazione a valenza localistica, dalla quale sarebbe sbagliato ricavare indicazioni generali. L’Ohio, quale Ohio? Insomma, avevamo capito male anche stavolta.
Detto questo, cosa si ricava da questo appuntamento? Se trattasi di voto locale, come ora si dice, l’uscente governatore Marco Marsilio per la maggioranza degli abruzzesi votanti ha evidentemente governato bene. L’elezione per un secondo mandato, con i cattivi umori che circolano tra i cittadini, non è una cosa scontata di questi tempi. Per la cronaca, Marsilio ha ottenuto più consensi stavolta che quella precedente.
Scenario politico italiano: il ruolo dei partiti
Dal punto di vista dei partiti, nel centrodestra si è confermata l’egemonia sul resto della coalizione di Fratelli d’Italia, la cui forza, come il caso abruzzese sembra aver confermato, deriva da tre fattori convergenti: una leadership volitiva che sa muoversi tra le cancellerie estere, i palchi dei comizi e gli stadi di rugby, un gruppo dirigente coeso perché temprato da lotte comuni e una struttura organizzativa da vecchio partito novecentesco gerarchico e radicato sul territorio.
Matteo Renzi – frustato nel suo desiderio di prendersi l’eredità del Cavaliere – l’altro giorno ha attaccato Tajani come un grigio burocrate, non capendo che proprio questa è in realtà la sua forza. Quella di guidare senza eccessi verbali o pose muscolari o troppo chiacchiere a vuoto una forza centrista tranquilla che proprio perché tale piace agli elettori, oltre a funzionare come stabilizzante del centrodestra.
Quanto al risultato della Lega, è la conferma che sotto il Po questo partito non è riuscito a darsi una base elettorale stabile e significativa. La Lega nazional-sovranista tentata da Salvini, più che un progetto ideologico, è stata un fortunata, e per un breve periodo vincente, formula propagandistica, non accompagnata però dalla costruzione di una classe politica locale seria e preparata come quella che essa ha nei suoi storici territori d’insediamento. Il Carroccio sta sempre più tornando entro i suoi fisiologici confini padani.
Prospettive future e sfide per i partiti italiani
Nell’altro campo colpisce il crollo del M5S, frutto di una mentalità opportunistica che è il contrario di qualunque spirito di coalizione. I grillini vanno a votare con convinzione solo i propri candidati, come in Sardegna. Ancora non conoscono reciprocità e lealtà verso gli alleati. Per il Pd, che invece cresce in modo significativo sino a raggiungere il 20%, è un bel problema: concede senza ottenere, ma non si può essere troppo generosi all’infinito.
Ciò non toglie che a sinistra l’alleanza giallo-rossa non ha alternative. Finora non ha quasi mai funzionato, ma forse perchè è stata perseguita senza convinzione e con troppi retropensieri. Dopo le europee, quando ognuno avrà contato le proprie forze, bisognerà provare a darle corpo e sostanza, sapendo che ci sono questioni delicate da risolvere, a partire dal posizionamento internazionale dei due partiti.