Progettato attentato con autobomba in Cisgiordania: Conversazioni intercettate
Interrogativi e sospetti gravano su Anan Yaeesh, un palestinese di 37 anni attualmente detenuto a Terni in seguito a richiesta di estradizione da parte delle autorità israeliane. Nell’ambito di una presunta azione terroristica pianificata da un gruppo composto anche da Ali Saji Ribhi Irar e Mansour Doghmosh, si evidenziano dialoghi compromettenti intercettati dalla Polizia. In una conversazione del 9 gennaio su WhatsApp, si evince un progetto di attacco nell’insediamento di Avnei Hefetz mediante l’utilizzo di un’«unità suicida» e l’impiego di un’autobomba.
Proiezioni inquietanti emergono dalle intercettazioni, rivelando dettagli sulla pianificazione dell’attentato. Si parla di azioni profonde e imminenti, suscitando preoccupazioni sul potenziale impatto devastante di un gesto del genere. Le conversazioni tra Yaeesh e Munir Almagdah, capo militare delle Brigate dei Martiri di Al-Aqsa, rivelano un’organizzazione ben definita e pronta a agire con determinazione. Le autorità israeliane mirano all’estradizione di Yaeesh, ma i suoi difensori temono per la sua incolumità sottolineando il rischio di trattamenti inumani e persino di torture in caso di consegna alle autorità israeliane.
Conseguenze e Mobilitazioni per Anan Yaeesh
La comunità palestinese si mobilita a favore di Anan Yaeesh, evidenziando preoccupazioni sulle possibili violazioni dei suoi diritti umani nel caso di estradizione. Il sostegno si manifesta con iniziative come le proteste a Milano, dove si è chiesto con forza di non concedere l’estradizione del detenuto. I legali di Yaeesh hanno depositato un’istanza presso la Corte d’Appello di Terni per revocare la misura cautelare che lo trattiene. Le argomentazioni legali si basano sul timore di trattamenti disumani e degradanti, mettendo in discussione l’equità di un eventuale processo di estradizione.
Pianificazione dettagliata e preparativi in corso emergono dalle conversazioni intercettate, sottolineando l’organizzazione precisa dell’attacco. Dalle discussioni di Yaeesh con altri complici, si deduce la volontà di documentare l’azione mediante telecamere sui fucili e i berretti, evidenziando una strategia studiata nei minimi dettagli. I dialoghi svelano una pianificazione meticolosa, con riferimenti a precedenti attacchi e all’acquisto di attrezzature specifiche per il compimento dell’azione. Le autorità, sulla base di queste prove, mantengono alta la vigilanza e procedono con le dovute cautele per prevenire l’attuazione dell’attentato progettato.