“Non ti lamentare se poi ti mandiamo cristiani..” – La vicenda del boss Derelitto e i legami con la mafia di Palermo
Derelitto ha dimostrato il suo spessore criminale in un episodio che ha scosso le fondamenta investigative. Il boss si è trovato coinvolto in una vicenda legata alla mancata corresponsione del pagamento per un componente meccanico, mostrando un atteggiamento “poco rispettoso” nei confronti del meccanico coinvolto.
Un comportamento che attiva i canali mafiosi
Il capomafia ha immediatamente reagito, attivando i suoi contatti per coinvolgere la mafia locale nell’affare. Questo coinvolgimento ha portato all’intervento di rappresentanti mafiosi del territorio di Palermo, con la collaborazione di Alberto Provenzano, anch’egli con un passato legato alla criminalità organizzata.
Provenzano, figura di spicco con una storia criminale rilevante, è stato coinvolto nell’operazione insieme a Derelitto. Questa collaborazione ha sollevato sospetti gravissimi, come sottolineato dal giudice per le indagini preliminari Filippo Serio. L’uso di metodi mafiosi per ottenere vantaggi personali è emerso chiaramente, rivelando una totale adesione alle regole comportamentali di Cosa Nostra.
La minaccia e l’intervento dei canali mafiosi
Nel 13 febbraio 2022, Derelitto ha incaricato un suo emissario di minacciare il meccanico coinvolto nella questione, con la frase significativa: “Poi non ti lamentare se mandiamo i cristiani…”. Questo tentativo di intimidazione, però, non ha sortito l’effetto desiderato sul meccanico. Di conseguenza, sono stati attivati i canali mafiosi palermitani per intervenire a sostegno del boss in questa disputa territoriale.
La zona di Villaggio Santa Rosalia è stata il teatro di queste manovre, con Derelitto che ha incaricato direttamente Provenzano di gestire la situazione a Palermo. La minaccia implicita è stata trasmessa al meccanico attraverso Provenzano, evidenziando una rete di contatti e un’organizzazione che si muoveva per difendere gli interessi del boss.
Il coinvolgimento di esponenti di Cosa Nostra palermitana è emerso chiaramente dagli incontri che Provenzano ha avuto. Figure di spicco come Luigi Giardina e Giuseppe Trinca sono state coinvolte nella vicenda, con dialoghi che riflettevano il coinvolgimento diretto nel tessuto criminale organizzato.
Gravi indizi di comportamento mafioso
Il giudice Serio ha evidenziato la grave natura delle azioni intraprese da Derelitto e Provenzano, sottolineando la totale adesione alle regole di Cosa Nostra. L’interazione con i rappresentanti mafiosi locali ha confermato la stretta connessione e l’appartenenza alla stessa organizzazione criminale, confermando così il coinvolgimento diretto dei due indagati nel mondo della mafia palermitana.