Sbugiardati i Cinquestelle: Italia meno povera dopo lo stop al Reddito di cittadinanza
La vicenda del Reddito di cittadinanza in Italia ha segnato un capitolo controverso, con il Movimento 5 Stelle che ne aveva fatto una bandiera della lotta alla povertà. Tuttavia, i dati recenti indicano una direzione inaspettata: ‘Lo scorso anno è migliorata l’equità della distribuzione del reddito’, spiega l’Istituto di Statistica. L’indice di Gini, parametro chiave per misurare la diseguaglianza, è sceso dal 31,9 al 31,7 percento, mentre il rischio povertà è calato dal 20 al 18,8%.
Un punto da sottolineare è che oltre il 92% delle famiglie che ricevono l’Assegno unico e universale per i figli a carico hanno riscontrato un miglioramento rispetto al 2022, con un aumento medio di 719 euro all’anno per famiglia. Questi benefici, secondo l’Istat, hanno maggiormente favorito le famiglie più indigenti, offrendo un primo spiraglio di miglioramento in termini di distribuzione della ricchezza nel Paese.
Un bilancio controverso e le implicazioni economiche
La svolta si è registrata nel 2023 con la cancellazione o la riduzione del reddito di cittadinanza per circa un milione di famiglie. Questo ha sollevato interrogativi sul reale impatto del sussidio statale e sulla sua efficacia nel combattere la povertà. I dati Istat sembrano confermare che l’assegno grillino potrebbe essere stato un ‘enorme spreco di risorse pubbliche’, come sottolineato da diverse fonti.
Un aspetto critico emerso riguarda l’origine dei finanziamenti per il Reddito di cittadinanza: ‘I soldi per finanziare il Reddito venivano prelevati, come quelli per tutte le altre spese o investimenti nel bilancio dello Stato, dalle nostre tasse’. Questo solleva la questione della sostenibilità economica di un sistema che dipende fortemente dalle tasse dei contribuenti, in un contesto fiscale già gravoso per famiglie e imprese.
Lezioni apprese e prospettive future
La situazione attuale invita a una riflessione più ampia sulle politiche di sostegno alle classi disagiate. È emerso che ‘se si vuole aiutare le classi più disagiate, occorre lasciar correre l’economia, spingere gli imprenditori a investire con un contesto anche legislativo semplice e certo, tagliare le unghie ai burocrati’. Questo suggerisce che una crescita economica sostenibile e un ambiente favorevole agli investimenti potrebbero avere un impatto più significativo nel lungo periodo rispetto a interventi assistenzialisti.
È cruciale distinguere tra la necessità di supportare le fasce vulnerabili della società, come anziani in difficoltà, malati o fragili, e la creazione di meccanismi che possano incentivare la crescita economica generale. Un equilibrio tra solidarietà e stimolo economico potrebbe essere la chiave per affrontare in modo efficace le sfide sociali ed economiche del Paese.