Striano: Le Ricerche Compulsive e il Coinvolgimento dei Giornalisti
Pasquale Striano, ex luogotenente delle Fiamme Gialle, è al centro di un’indagine per aver violato la privacy di politici e personaggi pubblici attraverso l’accesso illecito a banche dati riservate della procura nazionale antimafia. La sua mania investigativa lo ha portato a consultare informazioni riservate non solo su politici e vip, ma anche sulla sua compagna Francesca, proprietaria di un’abitazione acquisita da lui tramite asta giudiziaria. Il procuratore di Perugia, Raffaele Cantone, ha evidenziato come Striano abbia effettuato accessi abusivi alle banche dati, tra cui SERPICO, per ottenere informazioni fiscali sulla moglie, dimostrando una totale mancanza di rispetto per la privacy altrui.
Intrigante è il coinvolgimento dei giornalisti nell’indagine, in particolare del quotidiano Domani di Carlo De Benedetti. Secondo l’accusa, Striano agiva su richiesta dei giornalisti per ottenere informazioni riservate, che successivamente venivano utilizzate per la pubblicazione. La dinamica sembra suggerire che i giornalisti chiedessero a Striano di condurre ricerche illecite su specifici individui, fungendo da intermediari tra le informazioni ottenute illegalmente e la loro diffusione mediatica. Una pratica che solleva interrogativi sul coinvolgimento dei media nella violazione della privacy e sulla responsabilità nell’utilizzo di dati ottenuti illegalmente.
Il Mirino sugli Esponenti Politici e il Ruolo dei Giornalisti
Le indagini svelano che Striano ha concentrato le sue ricerche principalmente su personaggi pubblici, con particolare attenzione agli esponenti politici. Curiosamente, i politici del Partito Democratico sembrano essere stati in gran parte risparmiati dalle sue indagini, ad eccezione dell’ex assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato. Invece, sono stati individuati come bersaglio ex membri del PD passati ad altre formazioni politiche, come Azione e Italia Viva, tra cui spicca il nome di Matteo Renzi.
La vicenda coinvolge anche l’ex Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, che sostiene di essere stato vittima delle ricerche di Striano. Tuttavia, le indagini dimostrano che non sono state effettuate ricerche dirette sul suo nome o codice fiscale, bensì su membri della famiglia della sua compagna, Olivia Paladino. In un errore fortuito, Striano ha commesso errori di ortografia durante le ricerche, non ottenendo così le informazioni desiderate. Ad esempio, è emerso che durante una ricerca sul suocero di Conte, ha inserito il cognome sbagliato, e in un altro caso, ha cercato informazioni sui cognati digitando un nome errato. Un aspetto che svela un lato sfortunato della sua attività investigativa.