Scandalo degli accessi abusivi alle banche dati: polemiche e richieste di chiarezza
Giorgia Meloni, premier, interviene per la prima volta sull’inchiesta di Perugia, denunciando con fermezza: “Vogliamo sapere chi sono i mandanti perché questi sono metodi da regime.” Meloni esprime preoccupazione per il comportamento di funzionari dello Stato coinvolti in oltre 800 accessi abusivi alle banche dati della Dna, violando la legge per ottenere informazioni su cittadini, trasferite poi alla stampa. Le indagini rivelano che parte di queste informazioni è stata passata a giornalisti, coinvolgendo anche il quotidiano in questione.
Elly Schlein, segretaria dem, definisce la situazione come uno “scandalo” di una “gravità inaudita”, sottolineando la necessità di fare “estrema chiarezza” e di evitare episodi simili in futuro. Le richieste di trasparenza e verità si fanno sempre più pressanti, con diverse figure politiche che esprimono preoccupazione per la violazione della privacy e l’utilizzo improprio delle informazioni ottenute illegalmente.
Richieste di chiarimenti e azioni immediate
Il ministro degli Esteri Antonio Tajani solleva interrogativi fondamentali: “C’è un Grande Fratello che studia e prepara dossier su ognuno? E per quali fini?” Chiede che dalla riunione dell’Antimafia emerga la verità e sottolinea l’importanza di identificare il regista dietro a queste azioni illecite. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio evidenzia come il diritto alla privacy, garantito dalla Costituzione, sia diventato un concetto lontano dalla realtà, mentre il presidente dei senatori FI, Maurizio Gasparri, invoca un intervento deciso del presidente Sergio Mattarella come capo del Csm per far valere la sua autorità.
La senatrice Raffaella Paita chiede un chiarimento riguardo a Federico Cafiero de Raho, ex capo della Procura nazionale antimafia al tempo degli accessi abusivi e attuale deputato del Movimento 5 Stelle, sottolineando la necessità che svesta i panni di vicepresidente della commissione Antimafia per essere interrogato. Il vicepremier leghista Matteo Salvini annuncia che denuncerà la situazione in tutte le Procure, evidenziando il suo disappunto per essere stato spiato insieme alla sua compagna.
Reazioni e posizioni dei protagonisti coinvolti
Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, il cui esposto ha dato origine all’inchiesta, si mostra riservato nel commentare pubblicamente il caso: “Sono l’unico che non parla sul tema Dossier. Nonostante sia la persona che ostinatamente, in solitudine, senza solidarietà, ha cercato la verità. Contro nessuno. Solo per giustizia.” Crosetto evidenzia la sua attenzione al rispetto dell’inchiesta in corso, mentre altre figure coinvolte manifestano posizioni diverse e reazioni nette di condanna o preoccupazione.
Le voci si moltiplicano, con nuovi nomi che emergono come vittime degli accessi abusivi, creando un clima di sconcerto e indignazione nell’opinione pubblica. Le richieste di trasparenza, chiarezza e azioni concrete per evitare che simili episodi si ripetano in futuro diventano sempre più pressanti, mentre emerge la necessità di individuare i responsabili di queste violazioni gravi e inaccettabili. La vicenda si trasforma sempre di più in un caso politico di rilevanza nazionale, con richieste di intervento da parte delle istituzioni e delle figure politiche coinvolte.