Test psicoattitudinali per i magistrati: il voto al Senato
Valutare la possibilità di introdurre test psicoattitudinali per i futuri magistrati ha scatenato un acceso dibattito al Senato italiano. Il centrodestra e i renziani si sono espressi a favore del piano proposto, con l’approvazione del parere di Zanettin di Forza Italia. Questa iniziativa fa riferimento al vecchio Piano di rinascita democratica di Licio Gelli, ora formalizzato in un documento ufficiale. La proposta è emersa durante la discussione sullo schema di decreto attuativo della riforma Cartabia del 2022 sull’ordinamento giudiziario. Il testo in questione, trasmesso alle Camere lo scorso 22 dicembre, è stato approvato con il sostegno del centrodestra e di Italia viva. Si propone l’introduzione di valutazioni psicologiche per i futuri magistrati, ispirate ai test obbligatori per l’ingresso nelle forze dell’ordine. Nonostante le approvazioni, sorgono perplessità sul rispetto della Costituzione italiana, poiché la delega Cartabia non lascia spazio per norme di questo genere, limitandosi alla rimodulazione delle prove di concorso in magistratura. Il dibattito pone in luce un forte segnale politico, con la maggioranza che per la prima volta si impegna in modo programmatico sui test psicoattitudinali.
Le critiche e le reazioni nel mondo della magistratura
La proposta di introdurre test psicoattitudinali ha suscitato reazioni contrastanti e critiche nell’ambiente giudiziario italiano. Il Partito Democratico ha definito l’iniziativa una ‘provocazione berlusconiana’ e un tentativo di delegittimare la magistratura, mettendone a rischio l’indipendenza e l’autorevolezza. I membri dem della Commissione hanno denunciato il clima inaccettabile creato da questa proposta, sottolineando la volontà di contrastarla. Anche il mondo della magistratura ha espresso preoccupazione riguardo all’idea di valutare i giudici attraverso test psicologici. Giovanni Zaccaro, segretario di Area, ha evidenziato l’importanza di avere magistrati preparati e onesti, criticando l’ossessione nel voler controllare e trasformare la magistratura in una burocrazia. Le reazioni negative non si sono limitate alla politica, ma hanno coinvolto anche diverse correnti all’interno della magistratura stessa. Stefano Musolino, leader di Magistatura democratica, ha definito la proposta una ‘legge slogan’ per creare sospetti sull’operato dei giudici. La discussione rimane aperta, evidenziando una profonda divisione di opinioni all’interno del panorama giudiziario italiano.