La battaglia per il riconoscimento linguistico in Sardegna
La giornata della lingua madre è un momento di riflessione e di lotta per molte persone che, come i sardi, si sono visti negare il diritto di esprimersi nella propria lingua materna. Essere parte della “generazione della lingua negata” o della “lingua proibita” ha significato crescere con l’amaro sapore di un patrimonio linguistico respinto e calpestato. Le scuole, luoghi di conoscenza e formazione, sono state spesso teatri di repressione linguistica, dove il sardo veniva guardato con disprezzo e emarginato a favore dell’italiano. Nonostante ciò, molti sardi hanno lottato per emergere, ottenendo lauree e ruoli di rilievo nel mondo accademico e culturale.
La violenza sottile del linguicidio culturale
La lingua sarda è stata vittima di un vero e proprio linguicidio culturale, un processo subdolo che ha minato le radici linguistiche e identitarie di intere generazioni. Il messaggio trasmesso era chiaro: parlare sardo significava essere meno colti, meno civilizzati. Le conseguenze di questa imposizione sono state profonde, costringendo i sardi a rinnegare la propria lingua materna per essere accettati. Il bilinguismo, longamente demonizzato, è invece un’opportunità, un ponte tra culture e un arricchimento personale e sociale.
La lotta per il riconoscimento e la tutela linguistica
La recente assunzione di 170 docenti non sardi nelle scuole sarde ha riportato alla luce antiche ferite e ingiustizie, evidenziando la discriminazione subita dalla minoranza linguistica più numerosa d’Italia. Nonostante la presenza di oltre un milione e seicentomila cittadini sardi, la normativa vigente sembra ignorare i loro diritti linguistici e culturali. La classe politica, sia a Roma che a Cagliari, è stata accusata di inadempienza e di mancanza di volontà nel difendere e promuovere la lingua sarda e la sua cultura millenaria. La sfida per il riconoscimento e la tutela linguistica in Sardegna è ancora aperta, e la battaglia per i diritti non negoziabili continua a essere un imperativo categorico per le generazioni presenti e future.