Stallo nei negoziati per il cessate il fuoco a Gaza
I negoziati tra Israele e Hamas per un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza hanno subito un’ulteriore battuta d’arresto. Le trattative, che coinvolgono anche Qatar, Egitto e Stati Uniti, si sono arenate a causa dell’incapacità delle due parti di raggiungere un accordo. Funzionari egiziani hanno confermato la sospensione delle negoziazioni, aggiungendo che Hamas ha presentato una nuova proposta da discutere con Israele. Le discussioni, avviate a fine febbraio a Parigi e successivamente spostate a Doha e al Cairo, sembravano inizialmente promettenti ma le divergenze sono presto emerse come ostacolo insormontabile. Domenica scorsa, una delegazione di Hamas si è recata al Cairo, ma i rappresentanti israeliani hanno disertato l’incontro. Israele aveva richiesto a Hamas un elenco degli ostaggi israeliani ancora in vita, punto su cui si è arenato il dialogo. Hamas ha respinto l’accusa sostenendo che Israele abbia usato la lista come pretesto per abbandonare i colloqui.
Posizioni inconciliabili e richieste irricevibili
La proposta originaria prevedeva un cessate il fuoco di sei settimane, durante le quali Hamas avrebbe dovuto rilasciare circa 40 ostaggi israeliani in cambio della liberazione di centinaia di prigionieri palestinesi detenuti in Israele. Tuttavia, il gruppo ha successivamente avanzato richieste considerate irricevibili da Israele. ‘La nostra sicurezza potrà essere garantita solo con un cessate il fuoco permanente, la fine delle aggressioni e il ritiro dell’esercito israeliano dalla Striscia di Gaza,’ ha dichiarato Osama Hamdan, ufficiale di Hamas. Funzionari statunitensi si sono mostrati scettici sul reale impegno di Hamas per raggiungere un accordo. Il segretario di Stato Antony Blinken ha sottolineato che spetta ad Hamas la decisione di proseguire le trattative. La delegazione di Hamas ha abbandonato il Cairo giovedì, ma ha manifestato la volontà di continuare a negoziare. Gli Stati Uniti e gli altri mediatori mirano a ottenere un cessate il fuoco entro l’inizio del Ramadan, che quest’anno inizia domenica 10 marzo.
Scadenze imminenti e possibili scenari futuri
A febbraio, Benny Gantz, membro del gabinetto di guerra israeliano, aveva minacciato un’azione militare se entro il Ramadan non fosse stato raggiunto un accordo sul rilascio degli ostaggi. L’obiettivo principale è evitare un’escalation del conflitto in un momento delicato come il mese sacro per l’Islam. Tuttavia, le prospettive appaiono incerte, con Hamas che continua a richiedere condizioni ritenute inaccettabili da Israele. In questo contesto di stallo e tensione crescente, il futuro della regione rimane incerto. Gli sforzi diplomatici proseguono, ma le divergenze profonde tra le parti rendono difficile prevedere un rapido e pacifico risoluzione della crisi. Resta da vedere se sia possibile superare le posizioni inconciliabili e giungere a un compromesso che ponga fine alle ostilità e avvii un percorso verso una pace duratura.