L’affluenza alle elezioni in Iran potrebbe essere la più bassa dal 1979
In Iran, il pomeriggio di sabato ha visto l’inizio dello spoglio dei voti delle elezioni che si sono tenute venerdì. Secondo i primi sondaggi non ufficiali riportati dai media nazionali, l’affluenza si attesta intorno al 41 per cento, corrispondente a circa 25 milioni di persone. Se confermato, questo dato rappresenterebbe il livello più basso dal lontano 1979, anno della rivoluzione.
È importante sottolineare che l’astensionismo, in un contesto non propriamente democratico come quello iraniano, assume un significato particolare. L’abbassamento della partecipazione elettorale è spesso interpretato come un segnale di dissenso nei confronti del regime ultraconservatore e delle sue pratiche. Quest’anno, in particolare, la mancanza di sostegno da parte della leadership riformista ha contribuito a spingere molti cittadini a boicottare il voto come atto di protesta.
Il panorama politico iraniano e le elezioni in corso
Le elezioni si sono focalizzate sul rinnovo dei 290 seggi del parlamento nazionale e degli 88 membri dell’Assemblea degli esperti, l’organo incaricato tra le altre cose di eleggere la Guida suprema. Quest’ultima figura, di fondamentale importanza politica e religiosa in Iran, è stata occupata finora solo da due personalità: Ruhollah Khomeini, il leader della rivoluzione del 1979, e l’attuale detentore Ali Khamenei, che, a causa dei suoi 85 anni e dei problemi di salute, potrebbe presto dover affrontare questioni di successione.
Le elezioni in corso, caratterizzate dall’esclusione di numerosi candidati progressisti, sembrano delineare risultati prevedibili. Le tre principali correnti politiche presenti in Iran – gli ultraconservatori, i moderati e i riformisti – manifestano uno squilibrio evidente, con una progressiva esclusione dei rappresentanti più progressisti. In particolare, la mancanza di candidati sostenuti dalla leadership riformista ha contribuito a definire il quadro elettorale attuale.
Il boicottaggio e le reazioni all’interno del paese
La mancanza di significato e di equità attribuita alle elezioni di quest’anno ha portato alla decisione di boicottare il voto da parte di diversi esponenti di spicco della scena politica iraniana. Tra questi, l’ex presidente riformista Mohammad Khatami e l’attivista Narges Mohammadi, vincitrice del Nobel per la Pace nel 2023 e attualmente detenuta, hanno sostenuto apertamente il boicottaggio come un dovere morale.
Durante la giornata elettorale, sia Khamenei che Ghalibaf hanno manifestato pubblicamente il proprio impegno per incrementare non solo la vittoria elettorale, ma anche l’affluenza alle urne. Questo duplice obiettivo, in un contesto di crescente disaffezione politica, evidenzia le sfide e le tensioni che caratterizzano il panorama politico iraniano in occasione di queste elezioni.