Emma Stone e la ricerca dell’esperienza in “Povere creature”
Nelle sale cinematografiche, un’opera cinematografica sta raccogliendo consensi e ovazioni. Si tratta di “Povere creature”, la pellicola diretta da Yorgos Lanthimos, che vede come protagonista la talentuosa Emma Stone. Dopo aver ottenuto il prestigioso Leone d’Oro a Venezia, il film è ora in lizza per conquistare l’ambito statuetto degli Oscar. Al cuore di questa commedia, ricca di riflessiva leggerezza, si colloca un concetto tanto semplice quanto complesso: l’esperienza.
Questo tema è declinato nel film come un viaggio nella libertà, esente da rimpianti o nostalgia, un inno all’immaginazione e alla capacità di meravigliarsi. Sono proprio queste qualità a definire la nostra umanità, specialmente in un’epoca dominata dal pessimismo e dalla paura del futuro.
La narrazione onirica di una nuova Frankenstein
La trama di “Povere creature” ci porta nella Londra vittoriana, dove incontriamo Bella, interpretata da Emma Stone, una donna che si ritrova con il cervello di un bambino, impiantato dallo scienziato Godwin Baxter, personaggio interpretato da Willem Dafoe. Questo particolare espediente narrativo apre le porte a un conflitto interiore tra la psiche infantile e il corpo adulto della protagonista.
La casa di Baxter è popolata di creature bizzarre, frutto di esperimenti scientifici, che incarnano la fusione tra diverse specie animali. Tuttavia, il controllo che lo scienziato vorrebbe esercitare su Bella si trasforma in accettazione della sua irrefrenabile sete di avventura. La protagonista si lancia quindi in un viaggio di scoperta insieme a un uomo, interpretato da Mark Ruffalo, durante il quale esplorerà paesi lontani e si confronterà con la cruda realtà della povertà, vivendo intensamente la propria sessualità.
Un omaggio alla condizione femminile e all’illuminismo
La pellicola si distingue anche per la sua forte carica femminista, un aspetto che non manca di suscitare dibattiti e riflessioni. “Povere creature” si configura inoltre come un “conte philosophique”, un racconto di formazione che attinge dal mito di Frankenstein, o meglio, del “moderno Prometeo”. Il riferimento a Mary Shelley e ai suoi illustri genitori, figure chiave dell’anarchismo e del femminismo, non è casuale: il nome stesso del dottor Baxter, Godwin, risuona come un omaggio alla loro eredità culturale.
Il film, però, non si limita a essere un semplice tributo letterario. Attraverso la figura di Bella e le sue avventure, si affronta il dilemma di conciliare ragione e sentimento, due aspetti dell’esistenza umana spesso in contrasto tra loro.
L’esperienza come chiave di crescita personale
Le vicende di Bella, alcune delle quali estreme, sono da lei vissute come tappe fondamentali del proprio percorso di crescita. Il pubblico viene così stimolato a riflettere sull’importanza dell’esperienza come fondamento della consapevolezza individuale. L’entusiasmo e la soddisfazione con cui gli spettatori lasciano la sala cinematografica sono testimonianza dell’efficacia con cui il film comunica il suo messaggio.
Il successo di “Povere creature” può essere attribuito non solo al talento degli attori e alla maestria di Lanthimos, ma anche alla capacità di offrire una rappresentazione che va oltre il semplice intrattenimento. Le scenografie oniriche, i cambiamenti di colore e tonalità, e le citazioni di registi come Federico Fellini, contribuiscono a creare un’esperienza cinematografica unica.
Un antidoto contro la paura del futuro
Il contesto attuale, segnato da guerre, crisi economiche e l’incertezza post-pandemica, alimenta paure e un rifugio nel passato. “Povere creature” sfida questo atteggiamento promuovendo una visione del futuro basata sulla curiosità e sul desiderio di scoprire. Bella, priva della memoria del proprio passato, rappresenta l’antitesi di un’epoca che tende ad ancorarsi alla nostalgia.
Il film invita a riflettere sul valore dell’esperienza, spesso stigmatizzata nella società contemporanea, e sull’importanza di non lasciarsi paralizzare dalla paura di sbagliare. La protagonista dimostra che l’esperienza non alimenta l’angoscia del fallimento, ma rappresenta il fondamento della libertà e della consapevolezza.
Con “Povere creature”, l’arte viene celebrata come mezzo per immaginare nuovi mondi e per vivere esperienze che trascendono i limiti della realtà quotidiana. Il film si pone come esempio di come il cinema possa influenzare positivamente la nostra percezione della vita e del nostro ruolo nel mondo.
Foto Credits: HuffingtonPost (https://www.gedistatic.it/content/gedi/img/huffingtonpost/2024/02/01/123714891-5d239e5b-4b1c-4985-943b-8243ac34cda9.jpg)