Abbandono a Milano: neonato ritrovato, indagini in corso
In una fredda mattina milanese, un neonato è stato ritrovato abbandonato in via degli Apuli, nel cuore del quartiere Giambellino. L’episodio ha scosso l’opinione pubblica e ha dato il via a un’indagine serrata da parte delle autorità locali. Il bambino, di poco meno di un mese, è stato affidato alle cure della clinica De Marchi e sta bene. La Procura di Milano ha aperto un fascicolo per abbandono di minore, un reato grave che ha mobilitato carabinieri e servizi sociali nella ricerca della verità.
Il ritrovamento
Il destino del piccolo ha incrociato quello di Gamal Ghobrial, un cittadino egiziano di 53 anni, che ha trovato il bambino davanti alla porta di casa sua. “Era le quattro e venti, ho chiamato subito i soccorsi”, ha dichiarato l’uomo, che con la sua famiglia abita al piano terra di una delle palazzine Aler di via degli Apuli 4. L’ambulanza è arrivata poco dopo e il piccolo, in buone condizioni di salute e apparentemente ben nutrito, è stato trasportato alla clinica pediatrica De Marchi.
Un biglietto in arabo
Accanto al neonato, un biglietto stampato con scritte in arabo ha rivelato una storia struggente: “Sua mamma è morta al momento del parto, non ho la possibilità di crescerlo da solo. Abito vicino a voi, vi chiedo di curare il bambino così sarò tranquillo finché non sistemo la mia vita”. Queste parole, ancora avvolte nel mistero, sono al centro degli accertamenti dei carabinieri e della procura, che stanno verificando l’autenticità della storia raccontata.
Le indagini in corso
Le prime verifiche hanno escluso casi recenti di donne decedute durante il parto nella stessa zona, ma l’analisi degli archivi dell’Ats è ancora in corso per un quadro più preciso. La ricerca si avvale anche delle immagini delle telecamere di sorveglianza del palazzo Aler, che, pur non coprendo direttamente la porta della scala H, potrebbero fornire indizi preziosi. Il fatto che l’abbandono sia avvenuto di fronte a una porta specifica potrebbe suggerire un legame con Gamal Ghobrial, ma egli stesso ha negato qualsiasi conoscenza: “Non conosco nessuno che ha avuto un bambino. Non ho idea”, ha affermato.
La comunità e le alternative all’abbandono
La comunità milanese si interroga sul gesto disperato di chi ha lasciato il bambino, soprattutto alla luce dell’esistenza di servizi anonimi come la “Culla della vita” presso la clinica Mangiagalli, un’opzione sicura per chi non si sente in grado di prendersi cura di un neonato. Proprio a Milano, casi simili hanno visto dei piccoli essere affidati a tali strutture e poi adottati. La decisione di abbandonare il piccolo in un luogo non protetto pone diverse questioni sulle circostanze che hanno portato a tale scelta.
Il procedimento legale
La Procura di Milano, rappresentata dal pm Sara Ombra, ha dato il via a un’indagine che prevede anche l’analisi delle registrazioni video e l’interrogazione degli abitanti del quartiere. L’obiettivo è ricostruire la vicenda e individuare i responsabili dell’abbandono. La legge prevede pene severe per tale reato, ma l’intento delle autorità è anche quello di comprendere le ragioni dietro al gesto e offrire supporto ove possibile.
Il caso ha evidenziato sia la vulnerabilità di alcune fasce della popolazione sia la presenza di reti di supporto sociali ancora poco note o utilizzate. Mentre il piccolo viene curato e accudito, la città attende risposte e spera in un lieto fine per una storia che ha toccato il cuore di molti milanesi.
Foto Credits: Corriere.it