L’arte della narrazione animale nel nuovo film “Vita da gatto”
Il cinema ha sempre avuto una particolare predilezione per le storie che vedono protagonisti gli animali, capaci di toccare corde emotive profonde negli spettatori di tutte le età. Guillaume Maidatchevsky, regista noto per i suoi documentari animalieri, intraprende un nuovo viaggio narrativo con “Vita da gatto”, un film che esplora il legame tra un felino e la sua giovane padrona. Partendo dal romanzo di Maurice Genevoix del 1931, “Rroû”, Maidatchevsky e il co-sceneggiatore Souhaité si immergono in una storia che, nonostante un incipit promettente, si districa attraverso le peripezie di una narrazione troppo didascalica per coinvolgere pienamente.
La pellicola, che si discosta significativamente da altre interpretazioni cinematografiche del rapporto uomo-animale, tenta di ritrarre la complessità emotiva e le sfide che emergono nel legame tra la giovane Clémence e il suo gatto Rroû. Il film, mediante un incipit dallo stile quasi andersoniano, cattura l’attenzione dello spettatore attraverso le esplorazioni notturne di vari felini in una soffitta parigina, ma presto si svela una trama eccessivamente moralistica che fatica a mantenere vivo l’interesse.
Un viaggio emotivo tra natura e famiglia
La narrazione si complica quando Clémence e la sua famiglia decidono di trascorrere una vacanza nelle montuose Vosgi, portando con sé il gattino. La natura selvaggia diventa teatro di avventure e pericoli per Rroû, che si smarrisce, affronta minacce da parte di altri animali e viene infine salvato da Madeleine, interpretata da Corinne Masiero. Questa parte del film, ricca di momenti di tensione e crescita emotiva, affronta temi come la perdita, l’abbandono e il coraggio di fronteggiare l’ignoto.
Tuttavia, il film soffre di una carenza di ritmo e di un approccio visivo che non riesce a rendere giustizia alla profondità del romanzo originale. I dialoghi, in particolare quelli che ritraggono i conflitti familiari tra i genitori di Clémence, risultano superficiali e privi di quella carica emotiva necessaria a imprimere realismo e profondità alla storia.
Considerazioni sul messaggio e sulla realizzazione
Nonostante le intenzioni lodevoli, “Vita da gatto” emerge come un’opera che non riesce pienamente a esprimere il potenziale della sua premessa. La critica principale risiede nella sua eccessiva tendenza all’educativo, che ne limita la capacità di intrattenere e coinvolgere emotivamente. Maidatchevsky, con il suo passato da documentarista, sembra cercare di trasmettere un messaggio importante sull’amore per la natura e sulla necessità di lasciare agli animali la loro libertà, ma il film si perde in una narrazione troppo diretta e prevedibile.
La storia di Clémence e Rroû, nonostante alcuni momenti di vera emozione, pecca in originalità e intensità, risultando a tratti troppo programmata. La separazione dei genitori di Clémence, preannunciata fin dalle prime battute del film, si risolve in un nodo narrativo che sembra aggiunto più per completare una check-list di temi “importanti” da trattare che per arricchire davvero la trama.
Una riflessione sul cinema animalier
In un’epoca cinematografica in cui le storie di animali vengono spesso utilizzate per esplorare tematiche umane profonde, “Vita da gatto” tenta di inserirsi in questo filone con una proposta che, nonostante alcune pecche narrative e stilistiche, pone domande significative sul rapporto tra uomo e natura. Il film di Maidatchevsky si propone come un ponte tra il mondo animale e quello umano, cercando di ricordare allo spettatore l’importanza del rispetto verso tutte le forme di vita.
La realizzazione del film, con i suoi alti e bassi, mette in luce le sfide intrinseche nel trasporre su schermo storie che richiedono un equilibrio delicato tra intrattenimento, didattica e profondità emotiva. “Vita da gatto”, pur con le sue limitazioni, invita a una riflessione sulle responsabilità dell’uomo nei confronti degli animali e sull’importanza di preservare la loro libertà e dignità, un messaggio che, nonostante le critiche, rimane di fondamentale importanza.