Jonathan Glazer porta sul grande schermo la vita oltre il muro di Auschwitz
Jonathan Glazer, con il suo ultimo film ‘La zona di interesse’, trae ispirazione dall’omonimo romanzo del 2014 di Martin Amis, regalandoci uno sguardo intimo sulla vita di una famiglia comune che si svolge ai margini di Auschwitz durante gli anni Quaranta. Il film, girato in lingua tedesca e polacca, si concentra sulla routine quotidiana della famiglia del comandante del campo di concentramento, Rudolph Höss, interpretato da Christian Friedel, insieme a sua moglie Hedwig (Sandra Huller) e i loro quattro figli.
La vita apparentemente ordinaria
In questo contesto, la vita scorre in maniera apparentemente ordinaria: le madri passeggiano con i loro figli, gli ufficiali si godono i pasti nei momenti di pausa, e la burocrazia procede con la sua consueta freddezza. Tuttavia, la normalità di questa famiglia viene distorta dalla presenza costante del male, simboleggiato dai forni crematori che vengono studiati per renderli più efficienti. Rudolph Höss, insieme ai suoi uomini, si impegna in queste attività senza mostrare segni evidenti di disumanità, creando così un contrasto stridente con l’orrore che si svolge oltre il muro del campo di concentramento.
La rappresentazione dell’Olocausto e la sua ironia
Martin Amis, autore del romanzo da cui il film è tratto, offre una visione cruda e ironica dell’Olocausto, mettendo in risalto la persecuzione e lo sterminio sistematico degli ebrei. Il suo approccio controverso è stato oggetto di rifiuto da parte di editori francesi e tedeschi, che hanno trovato la sua rappresentazione troppo irriverente. Tuttavia, attraverso le lenti di Glazer, questa narrazione prende vita in modo avvincente e avvolgente sul grande schermo, portando il pubblico a riflettere sul significato più profondo dietro quelle vicende storiche tragiche.
La colonna sonora avvolgente
Un elemento fondamentale che contribuisce alla potenza emotiva del film è la colonna sonora. Fin dall’inizio, un rumore sordo si fa strada nell’esperienza cinematografica, quasi impercettibile ma costantemente presente. Solo alla fine dello spettacolo ci si rende conto che quel rumore costante è il suono della macchina dello sterminio che opera senza sosta. Questa scelta sonora enfatizza la pervasività dell’orrore e crea un’atmosfera angosciante che accompagna lo spettatore lungo tutto il percorso narrativo.
Le parole di Jonathan Glazer sulla rilevanza attuale
In un contesto in cui il mondo affronta nuove sfide e cambiamenti rapidi, le parole di Jonathan Glazer assumono un significato particolare. Durante una masterclass alla Festa di Roma, Glazer ha espresso complessità nei suoi sentimenti, riflettendo sul perché certe atrocità si ripetano nel corso della storia. Secondo il regista, è fondamentale distaccarsi dalla sofferenza e riflettere attentamente per interrompere il ciclo di violenza che troppo spesso caratterizza l’umanità. L’importanza di affrontare il lato oscuro che risiede in ognuno di noi emerge come monito contro la sicurezza illusoria che potremmo percepire guardando indietro all’Olocausto, sottolineando che la vera sfida è mantenere viva la consapevolezza e la sensibilità verso il male presente nel mondo.