Il cinema iraniano sfida le “linee rosse”: “My Favourite Cake”, un grido di libertà
In un contesto dove l’arte deve danzare sottilmente intorno a linee rosse invisibili, il nuovo film di Maryam Moghaddam e Behtash Sanaeeha, My Favourite Cake, emerge come un atto di coraggio e resistenza. La coppia di registi iraniani, che purtroppo non ha potuto assistere alla presentazione della propria opera alla competizione internazionale, ha dato voce al proprio lavoro attraverso l’attrice protagonista, Lily Farhadpour. “«Per molto tempo i registi iraniani hanno realizzato i loro film secondo regole estremamente complicate. Si deve rimanere sempre entro una linea rossa, superarla potrebbe rendere impossibile lavorare per anni»”, hanno affermato Moghaddam e Sanaeeha, descrivendo un contesto di censura che rende ogni opera d’arte un potenziale atto di ribellione.
Mahin, simbolo di indipendenza e sfida
Il film si concentra sulla figura di Mahin, interpretata con maestria da Lily Farhadpour, una settantenne che infrange molteplici tabù. La sua quotidianità si sviluppa in un contesto domestico dove la solitudine appare come il male più grande, un contesto che fuori dalle pareti domestiche si manifesta con insofferenza e aggressività. Tuttavia, Mahin, con la sua vita indipendente e le sue scelte personali, rappresenta una silenziosa ma potente rivoluzione: “«La figlia è andata via dall’Iran, lei per la sua età non ha diritto a permessi di viaggio, per lo più le relazioni con lei e il nipotino adorato sono chiamate video frettolose e negli inciampi del quotidiano»”. La sua decisione di invitare un uomo, un tassista solitario come lei, a condividere un momento di felicità e un dolce fatto in casa, diventa metafora di una libertà negata e costantemente cercata.
Un contesto internazionale di tensioni e silenzi
La pellicola si inserisce in un panorama cinematografico che, come sottolineato dal contesto della Berlinale, deve confrontarsi con le tensioni e le fratture del presente. La ministra della Cultura tedesca Claudia Roth, pur citando Godard, ha evitato di contrapporsi alle azioni militari israeliane, una posizione che ha generato proteste e riflessioni sulla necessità di un impegno più incisivo da parte delle istituzioni culturali. “«La guerra a Gaza è totalmente ignorata»”, ha dichiarato il regista palestinese Kamal Aljafari, sottolineando una censura di fatto che pervade il panorama internazionale.
Il valore politico di “My Favourite Cake”
La forza politica di My Favourite Cake si rivela anche nell’audacia con cui tratta argomenti delicati senza cadere in schematismi. Il film non si limita a mostrare la realtà, ma vi si immerge, portando alla luce quella repressione e quel controllo che soffocano la felicità e mortificano l’esistenza. In un festival che presenta opere come La Cocina di Alonso Ruizpalacios, che affronta il tema delle migrazioni, My Favourite Cake si distingue per la capacità di mescolare il quotidiano e il politico in un racconto di resistenza personale e collettiva. Maryam Moghaddam e Behtash Sanaeeha, nel loro percorso artistico e esistenziale, si sono già esposti al rischio della censura e della persecuzione, ma continuano a testimoniare, attraverso il loro cinema, la lotta per la libertà.
La resistenza attraverso l’arte
Il personaggio di Mahin, con la sua serata inaspettata, il suo dolce preferito e la musica scelta per l’occasione, diventa un simbolo di resistenza. La narrazione di Moghaddam e Sanaeeha oltrepassa la violenza quotidiana per toccare una dimensione più ampia: quella di una repressione strisciante che minaccia ogni forma di espressione personale. “«Non si tratta semplicemente della violenza di ogni giorno, anche nelle piccole cose, è una dimensione più vasta che la loro narrazione mette in campo e che riguarda quel lavorio costante di repressione e controllo che porta alla follia, alla perdita di sé, al conformismo più inquisitorio»”. Questa resistenza artistica rispecchia la lotta che si sta svolgendo in Iran, dove giovani uomini e donne chiedono cambiamenti essenziali per il futuro del loro paese.
I registi, con la loro arte, continuano a sfidare il sistema, portando sullo schermo storie che parlano di libertà, identità e sopravvivenza. In un tempo in cui la resistenza si manifesta in molteplici forme, My Favourite Cake si pone come un’opera che, pur nella sua delicatezza narrativa, riesce a essere un potente atto di ribellione contro le restrizioni imposte dalla censura e l’autoritarismo. Il cinema diventa così non solo specchio della realtà ma anche strumento di lotta e veicolo di speranza per un futuro dove l’arte possa esprimersi liberamente, senza barriere o linee da non oltrepassare.
Foto Credits: Il Manifesto