Il Viaggio di Salvatore Todaro: Una Missione nell’Oceano Atlantico
Salvatore Todaro, comandante del sommergibile Cappellini, si prepara a salpare dal porto di La Spezia per una missione epica nell’Atlantico. Il suo destino è segnato da un incidente che lo ha costretto in un busto, una corazza di ferro e coldana. Mentre sua moglie Rina resta a terra, incinta di una bambina che lui non conoscerà mai, Todaro si prepara con la parola oracolare di un sarto-indovino. La genealogia tratta dall’Iliade lo lega a Sisifo, simbolo di sfida agli dei e al mare ondivago, richiamando un richiamo alla battaglia imminente.
Un’Epopea nel Cuore dell’Oceano
Edoardo De Angelis porta sullo schermo l’epica di Todaro, un racconto che si snoda tra azione e ritratto storico. Con un budget di 15 milioni di Euro, il film si distacca dai canoni tradizionali per esplorare i contrasti tra gli spazi angusti del sommergibile e l’immensità dell’oceano. Mentre gli uomini affrontano l’ignoto tra claustrofobia e libertà, il film rivela un orizzonte oscuro scrutato dal ponte, un luogo di potere e tensione dove ogni momento può essere decisivo.
La missione nel Stretto di Gibilterra si tinge di pathos e orgoglio guerriero. Todaro, interpretato da Pierfrancesco Favino, incarna la forza e la determinazione di fronteggiare le sfide. Il sommergibile diventa il simbolo di una Italia poliedrica, un crogiolo di culture e tradizioni che si fondono nell’ardente spirito bellico. Le acque inesplorate diventano lo scenario di una lotta che va oltre l’eroismo, svelando l’animo profondo degli uomini che sfidano il destino.
La Visione di De Angelis: Tra Storia e Mitologia
Nel film presentato all’80° Mostra del Cinema di Venezia, De Angelis e Sandro Veronesi delineano il ritratto di Todaro senza cadere nella retorica o nell’idealizzazione. La figura del comandante non si trasforma in un’icona, ma resta ancorata alla realtà storica. Todaro, un uomo dal passato controverso, si prepara ad affrontare le sfide senza opporre resistenza, accettando il suo destino con dignità. La lettura dell’oracolo, incomprensibile per lui, sottolinea la sua umanità e la sua vulnerabilità di fronte al futuro incerto.
Nonostante il tentativo di De Angelis di sfuggire agli schemi convenzionali, il film resta intrappolato in un didascalismo che sfiora i luoghi comuni. L’opera, pur cercando di abbracciare molteplici tematiche contemporanee, rischia di perdersi in un eccesso di retorica e simbolismo. Le voci fuori campo di Todaro, cariche di pathos e significato, rischiano di appesantire la narrazione, trasformando momenti di potenziale impatto in eccessiva enfasi.
Da un’odissea gastronomica tra le tradizioni culinarie italiane alla mescolanza di sacro e profano, il film si dipana tra suggestioni visive e concettuali. Tuttavia, l’opera sembra struggersi in un’italietta didascalica e prevedibile, lontana dall’ardore epico che avrebbe potuto caratterizzarla. La storia di Todaro e del suo equipaggio si intreccia con le vicende nazionali e personali, offrendo uno spaccato di un’Italia complessa e contraddittoria, pronta a confrontarsi con il proprio passato e il proprio destino.