La Storia di Robert Capa e Gerda Taro: Una Coppia di Icone Nella Fotografia di Guerra
Nel cuore pulsante di Parigi, intorno al 1934, due anime destinate a lasciare un segno indelebile s’incrociarono per la prima volta. Erano Endre Friedmann e Gerta Pohorylle, due giovani ebrei in fuga dalle persecuzioni naziste, che nella Ville Lumière, sul set di un servizio fotografico, scoprirono un’affinità profonda. Da quel momento, la fotografia, l’amore e la guerra avrebbero intrecciato i loro destini, facendoli diventare Robert Capa e Gerda Taro, nomi che riecheggiano come leggende nel mondo del reportage fotografico.
La Nascita di Due Leggende
L’intuito e la sfrontatezza di Gerta furono decisivi nella creazione di Robert Capa, il fotografo americano che avrebbe documentato un’Europa in fermento. La sua mano modellò anche il proprio personaggio: Gerda Taro, l’intraprendente ragazza con la Leica. Le loro vite, le loro lenti, si fusero in un unico, inarrestabile obiettivo: raccontare la realtà della guerra con occhi nuovi, con una passione che divenne la quarta essenza del loro legame, come sottolinea Monica Poggi, curatrice della mostra dedicata alla coppia presso il Centro italiano per la fotografia, Camera, a Torino.
Un Impegno Senza Frontiere
Nel 1936, quando la Spagna fu lacerata dalla guerra civile, Robert e Gerda si gettarono in quel vortice di violenza per testimoniare la lotta tra repubblicani e fascisti. Le loro fotografie, tra cui quella del miliziano colpito a morte e della miliziana repubblicana in spiaggia, divennero icone che trascendevano il mero reportage per assumere un forte valore propagandistico. “La verità era la migliore immagine, la migliore propaganda”, affermava Capa, e il tempo ha dato loro ragione: le immagini di Gerda all’obitorio di Valencia o quelle della disperazione nella metropolitana di Madrid sono ancora oggi potenti grida di dolore che risuonano attraverso le epoche.
Un’Indagine Aperta sulla Loro Arte
L’intimità e la complicità tra i due fotografi erano tali che ancora oggi si dibatte sulla reale paternità o maternità di alcuni scatti. La scoperta della cosiddetta “valigia messicana”, che conteneva 4500 negativi di Capa, Taro e del loro amico David Seymour, conosciuto come Chim, ha aggiunto un nuovo capitolo a questa indagine storica. I negativi, ritrovati dopo decenni e ora custoditi all’International Center of Photography di New York, offrono un inestimabile contributo alla comprensione del loro lavoro e del loro sacrificio.
Legati dalla Guerra, Divisi dalla Morte
La guerra che li aveva uniti, li separò tragicamente dopo soli tre anni. Il 24 luglio 1937, Gerda Taro perse la vita in un incidente con un carro armato durante la battaglia di Brunete, un evento che si trasformò nel titolo del volume “Death in the making”, dedicato a lei da Robert. Eppure, il suo spirito continuò a vivere nell’impegno documentario di Capa, che durante la Seconda Guerra Mondiale divenne corrispondente per la rivista Life, testimoniando eventi come lo sbarco in Normandia e la liberazione di Parigi. Fondatore dell’agenzia Magnum nel 1947, Capa perse la vita sul campo nel 1954 in Vietnam, a causa di una mina antiuomo.
L’eredità lasciata da Robert e Gerda è un patrimonio di inestimabile valore, un insegnamento che attraversa i decenni, sfidando il nostro modo di percepire la realtà attraverso la fotografia. I loro scatti non sono solo immagini di un passato remoto, ma specchi di un presente che ancora oggi si confronta con le stesse tematiche di guerra, sofferenza e ricerca della verità. Le loro vite, così intensamente intrecciate nel tessuto della storia, continuano a ispirare e a interrogare le coscienze, lasciando un’impronta indelebile nel mondo dell’arte e del giornalismo. Foto Credits: Gazzetta.it