![La Fed e la prudenza nelle decisioni sui tassi: analisi e prospettive 1 20240514 175631](https://masainews.it/wp-content/uploads/2024/04/20240514-175631.webp)
La Fed mantiene una posizione cauta: nessuna fretta nel taglio dei tassi
La Federal Reserve (Fed) sembra non avere alcuna intenzione di accelerare il processo di riduzione dei tassi di interesse, mantenendo una postura di attesa e osservazione. Durante la prossima riunione del Federal Open Market Committee (FOMC) prevista per il 1° maggio, si prevede che i tassi resteranno invariati per il sesto incontro consecutivo, attestandosi tra il 5,25% e il 5,50%. Questa decisione riflette un approccio più cauto adottato dai membri del FOMC, in risposta alle recenti sorprese al rialzo sui dati di inflazione.
Secondo gli economisti Paolo Mameli e Mario Di Marcantonio, la comunicazione che emergerà sia dal comunicato ufficiale sia dalla successiva conferenza stampa del presidente della Fed, Jerome Powell, potrebbe assumere toni meno accomodanti rispetto a quanto osservato nella riunione di marzo. In particolare, Powell dovrebbe sottolineare la necessità per la Fed di attendere più del previsto prima di iniziare a ridurre i tassi di interesse, un messaggio che segnala una maggiore prudenza in risposta alle dinamiche inflazionistiche.
Le condizioni finanziarie e le aspettative di mercato
Nonostante l’adozione di una retorica più prudente da parte della Fed, le condizioni finanziarie nel complesso sono rimaste in uno stato di espansione nelle ultime settimane. Dall’ultimo incontro del FOMC, le aspettative di mercato relative ai tagli dei tassi da parte della Fed hanno subito un’ulteriore contrazione. Attualmente, gli investitori considerano più probabile un unico taglio dei tassi nel corso del 2024, specificatamente entro la riunione del 7 novembre, attribuendo una probabilità circa del 40% a un possibile secondo intervento entro la fine dell’anno.
Le previsioni di fine 2023 formulate da Intesa sull’economia statunitense, che prospettavano una crescita del PIL superiore alle attese e una lenta decelerazione dell’inflazione, si sono dimostrate accurate. Questo scenario ha contribuito a ridimensionare le aspettative di un atteggiamento marcatamente accomodante da parte della Fed. Infatti, i due tagli dei tassi inizialmente previsti dagli economisti di Intesa per il 2024 potrebbero ora apparire come una sovrastima delle azioni che la banca centrale potrebbe effettivamente intraprendere quest’anno.
Il ruolo dell’inflazione nella politica della Fed
Per avviare un ciclo di politica monetaria espansiva, è necessario che si verifichi una discontinuità significativa e non episodica nei dati sull’inflazione. Secondo Mameli e Di Marcantonio, ciò richiederebbe una serie di rilevazioni mensili sull’inflazione core PCE in media intorno allo 0,1%, un livello non molto diverso da quello registrato nella seconda metà dello scorso anno. Senza una tale evidenza, la possibilità che la Fed proceda con solamente un taglio dei tassi, o addirittura nessun taglio quest’anno, rimane una prospettiva concreta.
La resilienza del PIL e la forza del mercato del lavoro rappresentano fattori aggiuntivi che la Fed deve considerare nella sua valutazione. Questi elementi, combinati con l’attuale contesto inflazionistico, delineano un quadro complesso in cui la banca centrale deve bilanciare la necessità di sostenere la crescita economica con quella di mantenere sotto controllo le pressioni inflazionistiche.
Riflessi sui mercati finanziari
In parallelo alle deliberazioni della Fed, i mercati finanziari mostrano segnali misti, con alcune aziende che risentono delle incertezze macroeconomiche. Ad esempio, la giornata negativa in Borsa per Hubbel riflette il clima di cautela che domina tra gli investitori, i quali rimangono vigili sui segnali provenienti dalla Fed e dalle sue implicazioni per l’economia globale.
Il contesto attuale testimonia dunque una fase di transizione e di attesa, in cui gli operatori di mercato e gli osservatori economici scrutano attentamente le mosse della Fed. Il bilanciamento tra il sostegno all’economia e il controllo dell’inflazione resta una sfida centrale per la politica monetaria statunitense, con implicazioni dirette non solo per gli Stati Uniti ma per l’economia mondiale nel suo insieme.