Il peso crescente dei crediti d’imposta sui conti pubblici italiani
La spinta dei crediti d’imposta legati alle misure come il Superbonus 110% e il piano Transizione 4.0 continua a pesare significativamente sulle casse dello Stato italiano, con un impatto che potrebbe mettere in difficoltà i conti pubblici senza l’individuazione di nuove fonti di finanziamento. Secondo l’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb), i primi mesi del 2024 hanno già registrato compensazioni fiscali per un ammontare di 14,3 miliardi di euro, cifra che rappresenta più del doppio rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso e il 68% dell’intero montante del 2023, un anno già caratterizzato da una forte crescita.
Per quanto riguarda il piano Transizione 4.0, volto a incentivare lo sviluppo digitale e sostenibile delle imprese, il conto nei primi tre mesi dell’anno ha già raggiunto i 3,3 miliardi di euro, pari al 70% dei 4,6 miliardi di spesa previsti per l’intero 2024. L’Ufficio, presieduto dalla professoressa Lilia Cavallari, evidenzia come la spesa pubblica superi di molto le risorse inizialmente stanziate, con il rischio di avvicinarsi rapidamente a quota 30 miliardi di euro.
Il ruolo del Superbonus e delle agevolazioni edilizie
Il Superbonus 110% si conferma come uno dei principali fattori dietro l’incremento dei crediti d’imposta, con compensazioni nei primi tre mesi del 2023 quasi tre volte superiori rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le agevolazioni legate all’edilizia, come l’Ecobonus e altri crediti edilizi, hanno mostrato crescite significative, mentre non si sono registrate variazioni per le compensazioni legate al rifacimento delle facciate degli edifici. L’Upb segnala che è possibile attendersi un’ulteriore crescita dei crediti a causa degli investimenti edilizi effettuati lo scorso anno.
È interessante notare come, nel primo trimestre dell’anno in corso, si sia registrato un aumento delle compensazioni effettuate direttamente dalle imprese di costruzioni e dalla filiera dell’edilizia, mentre si registra una riduzione della quota in mano a banche e servizi postali, segno di un cambio di tendenza dopo lo stop allo sconto in fattura e la cessione del credito.
Le misure del governo e le prospettive future
Di fronte a questa situazione, il governo ha deciso di bloccare temporaneamente le compensazioni dei crediti d’imposta per Transizione 4.0, in attesa dell’introduzione di nuovi strumenti da parte dell’Agenzia delle Entrate che permetteranno alle imprese di comunicare ex ante l’ammontare complessivo degli investimenti e le modalità di utilizzo del credito. Questa decisione ha suscitato malcontento, spingendo l’Agenzia delle Entrate a chiarire che il blocco non si applica agli investimenti avviati prima del 2023. Il ministro delle Imprese, Adolfo Urso, ha inoltre promesso l’imminente pubblicazione di un decreto per i nuovi modelli di comunicazione.
Secondo l’Upb, gli effetti di Transizione 4.0 potrebbero essere parzialmente sostituiti dai nuovi incentivi 5.0, con 6,3 miliardi di euro stanziati in due anni per crediti d’imposta fino al 45%. Questa nuova misura potrebbe incentivare le imprese a concentrare le risorse su investimenti innovativi, sebbene la mole di documenti richiesta potrebbe limitare l’accesso alle sole imprese più grandi e ben strutturate, escludendo di fatto le piccole e medie imprese che rappresentano il vero tessuto industriale del Paese.
La situazione richiede un’attenta valutazione delle dinamiche in gioco e delle possibili soluzioni per mantenere sostenibili i conti pubblici, senza frenare l’innovazione e lo sviluppo sostenibile delle imprese italiane.