Tim: tensioni e incertezze prima del cda
La scena è pronta per un confronto serrato: il consiglio di amministrazione straordinario di Telecom Italia si avvicina, e con esso crescono le tensioni e i dubbi sia tra i soci che tra gli analisti. La convocazione di Pietro Labriola è stata accompagnata da una brusca caduta del titolo del 23,79%, evento che ha scatenato una serie di reazioni. Vivendi, principale azionista con il 23,75%, ha già ridotto il valore delle sue azioni di 1,3 miliardi di euro, preparandosi a esprimere il proprio disappunto in assemblea durante la votazione per il rinnovo del consiglio. Anche la Cassa Depositi e Prestiti (9,8%) dovrà rivalutare il proprio investimento in Tim, mentre si profila la possibilità di liste alternative in seguito al fallimento del piano industriale presentato.
Preoccupazioni sindacali e incertezze sul futuro
Le preoccupazioni si diffondono anche tra i sindacati, che vedono nell’ultimo piano industriale di Labriola possibili tagli ai costi per 400 milioni di euro, senza dettagli sulle modalità di attuazione. Le voci circolanti suggeriscono che questi tagli potrebbero riguardare il personale, un’ipotesi che allarma i rappresentanti sindacali. Salvo Ugliarolo della Uilcom Uil esprime apertamente le perplessità riguardo al progetto di scorporo della rete, evidenziando critiche al percorso aziendale degli ultimi anni e al supporto governativo.
La mancanza di rassicurazioni sull’occupazione dopo la separazione della rete e l’assenza di posizioni chiare da parte del governo creano un clima di incertezza che si riflette anche sugli analisti. Le proiezioni di crescita dei ricavi e dell’ebitda appaiono ambiziose, mentre la generazione di cassa posticipata alla fine del piano espone l’azienda a nuovi rischi. Il consolidamento nel settore sembra essere l’unica via per un reale miglioramento del quadro aziendale, ma al momento le prospettive di un’unione tra operatori come Fastweb e Vodafone rappresentano più una minaccia che un’opportunità per Telecom Italia.
La strada verso la sostenibilità finanziaria
Per generare cassa in modo consistente, Tim potrebbe essere costretta a valutare fusioni con altri operatori, come sottolineato più volte da Labriola. La cessione della rete potrebbe portare a una revisione positiva da parte delle agenzie di rating e consentire alla società di considerare il pagamento di dividendi agli azionisti. Il debito aggiuntivo di un miliardo di euro alla fine dell’anno rappresenta un ulteriore ostacolo, derivante dall’anno di transizione e dai crescenti costi finanziari legati al debito emesso nel 2023 a tassi superiori al 7%.
Nonostante le sfide finanziarie e operative, Tim si prepara a un momento cruciale con il cda, dove le decisioni prese avranno conseguenze significative sul futuro dell’azienda e sulle dinamiche del settore delle telecomunicazioni in Italia.