Investimenti, Educarsi per Sbagliare Meno
La perfezione non esiste, questo lo sappiamo. Ma migliorarsi si può e si deve (almeno per amor proprio). E difatti, chi più chi meno, frequentiamo scuole, guardiamo i tg, leggiamo giornali e libri, partecipiamo a corsi di formazione, cerchiamo sul web o sui social tutorial che ci insegnano a fare cose, fosse anche una semplice ricetta di cucina. Al minimo chiediamo informazioni ad un amico. In generale, vogliamo sapere e conoscere cose nuove.
Purtroppo, tutto questo sembra però svanire quando si tratta di educarsi agli investimenti e alla pianificazione finanziaria. Il triste refrain, periodicamente sottolineato dalle analisi della Consob, è che il livello di educazione finanziaria degli italiani è basso. Eppure basterebbe poco per evitare quei tipici errori che inficiano le performance di lungo periodo. Quali? Vediamo qualche esempio.
Errori Comuni negli Investimenti
Iniziamo con l’Immobilismo: i 1.750 miliardi di euro (dato Abi ottobre) ancora fermi sui conti correnti e sui depositi a breve testimoniano la generale ritrosia degli italiani a prendersi il rischio, o forse semplicemente la fatica, di investire. Eccessiva avversione alle perdite: nessuno vuole perdere denaro, ma l’eccessiva paura porta ad un’errata percezione del rischio.
Cosa può farci veramente perdere quando investiamo? I motivi sono essenzialmente tre. La mancata diversificazione degli investimenti, purtroppo uno degli errori ancora più ricorrenti: se non guidati da un consulente finanziario, gli individui tendono ad investire in pochi titoli e prevalentemente domestici (home bias). L’errato coordinamento tra investimenti ed orizzonte temporale: se investo ripetutamente ad un anno per venti anni mi sembra di rischiare meno, ma in realtà il rendimento a breve che ottengo non è, statisticamente, in grado di coprire l’inflazione.
Le Minacce Finanziarie da Considerare
Se invece investo a lungo termine, ad esempio in azioni, ma dopo sei mesi ho bisogno di disinvestire, può essere che debba vendere in perdita. L’inflazione: se nel lungo periodo non ottengo un rendimento reale positivo mi sto impoverendo, anche se nominalmente mi sembra di avere gli stessi soldi di prima.
Panic selling: quando i mercati crollano la paura spinge a vendere, proprio nel momento in cui sarebbe invece interessante comprare. Peggio ancora quando si tenta con il market timing, pensando di sapere il momento giusto per entrare ed uscire dal mercato: meglio stare sempre investiti. Non occorre una laurea per essere un investitore intelligente. Basta un po’ di educazione, un po’ di disciplina, un buon consulente finanziario. E soprattutto un piano di accumulo (Pac) che consente di dilazionare nel tempo gli acquisti sui mercati.